Il maestro Rispoli di Limatola

Pittore, scultore e decoratore, nasce il 25 Marzo del 1965 a Bedford in Inghilterra. All'anagrafe Erasmo Luigi Rispoli ma è conosciuto da tutti come Gino Rispoli. La sua passione inarrestabile per l'arte lo accompagna già dalle scuole elementari. "All'età di 8-9 anni, quando a scuola si faceva il dettato e lo si doveva completare con un disegnino, ricordo compagni di scuola intorno per ammirare i miei disegni e per farsi disegnare qualcosa". Così comincia a raccontare Gino Rispoli i ricordi di una passione in erba che si è trasformata con il passare degli anni in vero e proprio talento. Al 1992 risale la sua prima scultura in marmo: una figura mitologica che è collocata presso l' antica fontana di Limatola, nel borgo storico. Varie scenografie di palcoscenici, trofei realizzati per concorsi canori e restauri elaborati con una magistrale perizia tecnica, gli hanno dato modo di essere apprezzato da un pubblico sempre più vasto. Nonostante i vari successi noti al pubblico, è solo nell'intimità e familiarità del vissuto quotidiano di questo artista che si riesce a cogliere meglio non solo l'indubbia bravura ma anche lo spirito che muove le sue opere e che dunque nobilita ancor di più il suo lavoro, frutto di impegno costante ma alleggerito da una strenua passione. Un lavoro dimenticato nei secoli che inevitabilmente ci riporta al passato, secoli così lontani dall'era della macchina e della tecnologia sfrenata dove è quasi un utopia trovare personalità come quella del nostro maestro, in grado di imprimere nella materia la bellezza della natura e di Dio. Un forte intento religioso ha mosso infatti un opera che impegna Gino da qualche anno: si tratta di "un cristo morto" che come ci spiega il maestro è frutto di un sogno in cui il papa Giovanni Paolo II lo avrebbe invitato a scolpire questa magnifica statua che lui stesso descrive:" la scultura del Cristo Morto rappresenta il corpo appena deposto, in una espressione anatomica fluida e un volto segnato dalla sofferenza, ma con la serenità di chi dona perdono e trasmette amore; il particolare è la corona di spine posta sul cuscino e la testa inclinata sul lato sinistro". Entrando a casa di Gino si respira davvero un'atmosfera d'altri tempi, ho avuto infatti l'onore di ammirare un notevole affresco pompeiano da lui realizzato nonché il suo "laboratorio" con i calchi delle varie sculture, dipinti a cui lui stesso ha attribuito un significato speciale. Con molto piacere ho intervistato "il maestro" che ha dimostrato non solo grande padronanza nell'uso delle tecniche pittoriche e scultoree ma soprattutto un grande amore per l'arte di Michelangelo al quale si sente particolarmente legato, per la comune predilezione di opere permeate da una forte spiritualità e per la lavorazione di grandi blocchi di marmo. Gino mi racconta inoltre che ad avvicinarlo al grande Michelangelo è anche quel carattere un pò sanguigno che non si asserviva mai ai potenti ma conservava sempre una propria autonomia. Fino ad ora mi spiega non ha mai voluto compensi per le sue opere e ha sempre lavorato a scopi benefici. Ultimamente infatti ha realizzato un'opera per il gemellaggio anziani che lega la città di Montesarchio a Betlemme, istituito dal cantante Rino Oliva; il quale ha per l'appunto affidato alla creatività di Gino tale opera attualmente collocata a Betlemme. Eppure nonostante l'ambizione e i sogni che continuano a muovere un intenso lavoro artistico, la qualità che più di tutte emerge è la sua profonda umiltà che lo rendono ancor più stimabile. Una nota di risentimento si legge nelle sue parole quando mi dichiara che talvolta anche a partire dalle stesse istituzioni si è mostrata scarsa sensibilità e scetticismo nei confronti della propria arte. Aggiungo che avere come concittadino un vero artista come Gino è un orgoglio e dunque il mio invito nonché l'invito di tutti coloro che hanno avuto l'onore e il piacere di poterlo conoscere e apprezzare, è sicuramente quello di continuare sulla strada dell'umiltà, della forza d'animo, della passione perché il più bel riconoscimento e premio sarà, l'emozione, suscitata in chi come me, ha avuto la fortuna di trovarsi di fronte ad una straordinaria dote naturale e  per vedere realizzato il suo più grande sogno da lui così espresso: "poter dire un giorno che quello che ho scolpito è libero, non è più mio ma vostro come le piramidi che non sono più dei faraoni, come l'arcobaleno che non è più di Dio ma dell'uomo che lo guarda".

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