''Anni di politica turistica disastrosa hanno distrutto la 'perla' del Sannio!''




Da Vittorio Iannotta riceviamo&pubblichiamo

Alcuni dicono che sia una “città d’arte”, altri un “meraviglioso borgo antico”, altri ancora si spingono a definirla la “perla del Sannio”. Quel che sappiamo noi, però, è forse la verità più amara che nessuno ha il coraggio di ammettere.
Sant’Agata dei Goti, cittadina della valle caudina, incastonata alle falde del monte Taburno, di quel  meraviglioso borgo antico conserva, si, la suggestiva sceneggiatura ma, tuttavia, non vi sono più copioni o parti da recitare tra le sue strade. E essa è stata lasciata in balia del tempo che, presto o tardi, la consumerà.
Il centro storico, forse uno dei più caratteristici e meglio conservati nel raggio di chilometri, è un vero e proprio diamante da vantare al dito.
Bastano pochi passi al suo interno per sentirsi immediatamente catapultati in un’altra epoca, più ostile, più povera ma decisamente più affascinante della realtà cui siamo abituati a vivere.  Ciò che più fa rabbia è che Sant’Agata ha molto altro da offrire, oltre ai vicoli intrisi di vecchi odori, ai palazzi tipici di una roccaforte antica, alle strade pittoresche. C’è molto di più, insomma, oltre alla mera apparenza di “bella cittadina”.
Vi è un’anima, in questo borgo, storica ed artistica, dal valore incommensurabile che, per incoscienza di pochi, non solo non viene valorizzata ma, addirittura, ignorata dai più!
Le strade si Sant Agata sono, in ogni periodo dell’anno, deserte. Com’è possibile spiegare un fenomeno simile in un paese che, per storia ed arte, dovrebbe avere un flusso di turisti definito e decisamente consistente nella maggior parte dell’anno? La colpa non può che essere attribuita ad una gestione  politica disastrosa che ha dedicato, nel corso degli anni, tempo e risorse ad attività di poco rilievo.
Ciò che è ancora più grave è che non solo, qui, si sceglie volontariamente di bloccare il turismo per favorire altri, a noi ignari, interessi dalla dubbia utilità, ma, addirittura, sembra quasi che ci si impegni ad impedire un qualche minimo sviluppo! E’ il caso dell’assurda ed inspiegabile chiusura del museo diocesano e dei luoghi alfonsiani, fulcro principale ed assoluto del patrimonio storico del borgo.
Ciò che probabilmente nessuno sa o, magari, a questo punto comprende,  è che basterebbe la regolare apertura di questi due importantissimi edifici, correlata da un’adeguata campagna pubblicitaria per donare, al paese, un repentino slancio turistico. Ricordiamo che il museo diocesano conserva importantissimi resti dell’arte paleocristiana del V e VI secolo, nonché dipinti tardogotici come “la pietà” attribuita a Silvestro Buono o un’ ”annunciazione” datata 1702, del Giaquinto. Ma, sono probabilmente i luoghi alfonsiani che potrebbero racimolare la fetta più consistente di turisti, grazie al sapere di cui sono intrisi.
Il museo è dedicato, come può essere facilmente deducibile, al vescovo Alfonso Maria de’Liguori che resse l’episcopato dal 1762 al 1775. Esso si compone di una vasta collezione di testi liturgici e stemmi vescovili, teche contenenti reliquie risalenti anche al ‘500, crocifissi in ottone dorato, sete e filamenti di argento provenienti dal Tesoro Del Duomo. Ed, ancora, calici, paramenti e, addirittura, la sedia episcopale di Alfonso Maria de’Liguori, in legno dipinto.
Non si può pretendere di risollevare un paese in crisi su più fronti, predicando storia ed arte, ma tutti sappiamo che turismo equivale, necessariamente, ad economia. Allora, perché non impegnarsi affinché qualcosa di positivo si risvegli, perché non tentare di rialzarsi partendo, in prim’ordine, dalle basi che il tempo ci ha donato? E’ necessario battersi attivamente per lo sviluppo del  nostro paese, uno sviluppo non utopistico, ma concreto e reale che, con un briciolo di impegno, potrebbe realizzarsi.
Noi crediamo in questa possibilità e, con i pochi mezzi messi a nostra disposizione, urliamo a gran voce propositi, rimedi e soluzioni al problema, sollecitando l’amministrazione tutta ad un impegno più intenso sia per lo sviluppo turistico della città, sia per un maggior coinvolgimento della componente giovane di Sant’Agata, vogliosa di apprendere e darsi da fare per il bene della propria città. Giovani sicuramente più freschi ed originali ma, purtroppo, costantemente eclissati e messi da parte dalla solita classe politica disinteressata al rinsavimento generale.
Io, giovane santagatese, senza alcuna incentivazione da parte del mio comune, mi interesso, volontariamente ormai da anni, dello sviluppo della nostra città. Sono promotore di iniziative locali di carattere giovanile e responsabile provinciale di associazioni socio-culturali, pur incontrando, a mio grande rammarico, ostacoli e difficoltà anche nell’organizzazione di banalissimi eventi.
E’ da tempo, ormai, che cerco di sollecitare iniziative di ogni genere, prima fra tutte quella riguardante la creazione del forum giovanile, essenziale elemento di cui, un comune fresco e all’avanguardia, non dovrebbe privarsi. Il suggerimento di oggi è per la formazione di guide turistiche specializzate attraverso corsi brevi ed efficaci da proporre, in particolare, alla componente giovanile di Sant’Agata. Odiernamente le poche e ristrette attività nel campo turistico sono ingiustamente, arrogantemente e, a mio avviso, prepotentemente gestite dalle mani di singoli e ripetitivi soggetti, bruciando terreno a ragazzi brillanti, titolati e vogliosi di impegnare le proprie giornate in maniera costruttiva.
Se è vero che i giovani di oggi saranno gli adulti di domani, bisogna affrettarsi a creare iniziative trasversali, nuove ed originali, smettendola, una buona volta, di eludere proposte e suggerimenti.

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