La Campania dei falsi invalidi. Uno su cinque dei
riconosciuti come tali percepisce indebitamente la relativa pensione, con grave
danno alle casse statali. Specie in epoche quali quelle odierne. Nell' esercito
dei falsi invalidi si ritrova di tutto: 'ciechi' che vanno in bicicletta,
presunti infermi che si lanciano in danze sfrenate coperti - come evidente - da
uno scudo di mazzette e di impiegati compiacenti. Poi succede che - al
contrario - chi ha tutti i 'tristi' requisiti per godere a pieno titolo dei
benefici previdenziali va, invece, ad imbattersi nel muro di difficoltà
rappresentato da 'troppo zelo' o - peggio - da una burocrazia
medioevale. Felix è un ragazzo di 20 anni residente a Fragneto Monforte.
Disabile al 100%, è affetto fin dalla nascita da un grave handicap
psico-motorio. Uno di quelli - purtroppo per lui e per i suoi familiari - non
reversibili. Sentenze definitive, inappellabili, senza il minimo spiraglio di
recupero. Eppure Felix - che più degli altri dovrebbe veder semplificata e
difesa la propria quotidianità - viene convocato con costanza dalla Commissione
per accertare la sussistenza di una patologia che non necessita affatto di
essere revisionata. Costretto ogni volta ad una mortificazione della sua
dignità e di quella di chi lo assiste. Ogni volta una inutile sfilata che tanto
suona di presa in giro. Nell' ultimo anno il ragazzo ha ricevuto ben sette
missive di convocazione e per ben tre volte si è presentato davanti alla
Commissione. L' ultima volta - ai principi di dicembre - fu garantito al papà che non
sarebbe stata più necessario un' ulteriore verifica 'di conferma', essendo
palese - ai libri di scienza, innanzitutto - che la condizione del giovane era,
purtroppo, destinata ad accompagnarlo per tutta la sua esistenza. Ma, a
dispetto di quanto ‘promesso’, giunge a Fragneto Monforte una nuova missiva. Ad
inviarla – come al solito – l’ INPS. L’oggetto sempre il medesimo: verificare
la sussistenza dei requisiti di invalidità. Visita fissata per lunedi 9
gennaio. Al che il papà del giovane, stanco di una burocrazia persecutoria,
decide di rendere nota la sua storia alla stampa. Sottolineando come il problema
non sia affatto di origine economica, venendo effettuati gli accrediti mensili da parte dell' Ente in
modo sempre puntuale. Sarà stato il ‘polverone’ sollevato dagli organi di
informazione, sarà stata una pura coincidenza. Sta il fatto che l’ INPS contatta il
papà del giovane affrettandosi a chiarire come l’ appuntamento di cui era stata
fatta convocazione sarebbe stato inutile. La missiva era solo frutto di un ‘disguido
originato da una comunicazione errata’. Conclusione: il papà di Felix ha denunciato il caso
del suo figliolo trovando – grazie alla risonanza della carta stampata – una giusta
risoluzione al suo caso. Ma quante persone, vittime della burocrazia, si
piegano ad inutili rituali e lungaggini sacrificando se stessi sull’ altare del
‘quieto vivere’?
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