Don Sergio, si allontana la verità sul giovane prete di Faicchio.


Non ci sarà - almeno per ora - una nuova pagina della travagliata vicenda di Don Sergio Sergi, il prete ragazzino morto 15 anni fa in circostanze troppo frettolosamente francobollate come 'accidentali'. Il GIP, infatti, ha disposto per una nuova archiviazione del caso. Un anno e mezzo fa - rammentiamo - i legali dei genitori avevano fatto richiesta di riapertura delle indagini domandando, in particolare, che fossero condotti ulteriori approfondimenti medico legali sulla ferita - mortale - che il proprio figliolo presentava all' altezza della nuca. Una ferita, secondo i Sergi, non compatibile con un trauma da incidente stradale ma, piuttosto, riconducibile ad un oggetto contundente. Ma facciamo un passo indietro e riesaminiamo la storia di questo esempio di coraggio. Grande e grosso di stazza, Don Sergio era un prete con il volto da bambino che prestava la sua opera a Faicchio - piccolo centro della Valle Telesina. Cordiale e disponibile, il giovane prelato era amato dalla gente per le sue qualità umane; ma, probabilmente, era anche molto odiato. Il suo noto impegno a tutela delle vittime del malaffare - usura e droga, in particolare - lo avrebbe, come si riferisce da più parti, fatto finire nel mirino di personaggi molto pericolosi. Personaggi lesi nei loro interessi dal disturbo recatoli da quel prete scomodo. E lui lo sapeva: il suo carattere - usualmente gioviale ed allegro - era d' incanto appassito. Almeno così riferisce chi gli era prossimo:  Don Sergio, ad un certo punto, aveva paura. Così, quando quella notte di dicembre - anno 1997 - si diffuse la notizia della sua morte per effetto di un incidente stradale, in tanti pensarono ad una strana coincidenza. La scena del sinistro, poi, non fece che alimentare i sospetti. In quel tratto della Napoli-Canosa, nei pressi di Candela, il luogo dell' incidente si presentava troppo ordinato per apparire come normale. L' auto accostata al guard rail - lungo la corsia d' emergenza - i detriti distribuiti con regolarità lungo la stessa ed, ancora, la marcia bassa inserita nella sua Mondeo. Una seconda, incompatibile con velocità mortali. Ma vi erano ulteriori particolari insoliti. L' airbag, innanzitutto, era inesploso ed il finestrino posteriore si presentava infranto. Attraverso di esso - come da una prima sommaria ricostruzione degli inquirenti - il corpo dell' uomo sarebbe stato sbalzato all' esterno. Dinamica incompatibile con le leggi della fisica e con la mole notevole del prete, omone di 180 centimetri di altezza per 140 chili di peso. Quel corpo, poi, riverso a pancia in giu sul selciato, presentava un' unica grossa ferita all' altezza della nuca - senza altre visibili sul corpo. Troppo poco  per chi avrebbe sfondato il lunotto di un auto per poi rotolare sull' asfalto. In tanti pensarono ad un omicidio. Da subito. Un assassinio consumatosi in tutt altro luogo (Telese Terme?), come i genitori hanno più volte gridato. Riconducibile, sempre secondo congiunti ed amici, a presunti soggetti della malavita.  Quella dell' incidente sarebbe stata, quindi, una scena ricostruita ad arte. Il padre del prete, in particolare, ipotizzo' da subito la possibilità che il figliolo potesse essere stato ucciso altrove; solo dopo, la macchina, ammaccata in modo fittizio, sarebbe stata scaricata sul luogo del finto sinistro. A trasportarla fino a quel punto, presumibilmente, un mezzo pesante. Particolare inquietante che sosterrebbe questa possibilità: il telepass della Mondeo non avrebbe lasciato traccia di se ai varchi autostradali. Nella direzione dell' omicidio, addirittura, lo stesso monsignor Tommasiello, vescovo di Teano-Calvi. In un passaggio di una lettera di suo pugno scritta poco prima di morire, l' alto prelato riferisce  'Don Sergio fu ucciso nella zona di Telese e poi trasportato sulla piazzola dell’autostrada Napoli-Bari, non lontano da Candela'. Come lo abbia appreso, non sappiamo; qualcuno ipotizza in sede di confessione. Ma vi è dell' altro: appena diffusasi la notizia della tragica morte, alcuni parrocchiani - evidentemente quelli a lui più prossimi - si recarono in canonica per prelevare effetti personali del prete. Trovarono la canonica a soqquadro ed un messaggio impresso nella segreteria telefonica: ‘Pregherei di non cancellare questo messaggio, a lui dispiace di essere assente, ma noi di questa voce non sentiamo la mancanza. Conservatelo, grazie''. 


NOSTRO PRECEDENTE ARTICOLO SULLA STORIA DI DON SERGIO

Commenti

  1. Vorrei commentare l'articolo sul nostro amatissimo Don Sergio, dicendo che il titolo nonché tutto il testo risultano essere un parere puramente personale.
    La verità è chiara, ed è stata più volte dichiarata e dimostrata.
    Se la gente vuole occupare il proprio tempo a scrivere ed a credere ai propri "romanzi" che faccia pure e rimanga a stagnare nella propria inutile prepotenza; in ogni caso è assolutamente falso dichiarare che la verità si allontana.

    RispondiElimina
  2. Signor anonimo, perchè dovremmo ritenere il contrario? Lei espone una conclusione..come vi giunge? Quali elementi la sostengono? E' in grado di affermare che quanto esposto nel passaggio di cui sopra sia in qualche elemento errato?E cosa ci dice della dichiarazione del vescovo di Teano Calvi??

    RispondiElimina

Posta un commento