AIROLA - Marchese: "Sagre, mediocri ed inutili

Giuseppe Fortunato - da 'Il Sannio Quotidiano'
Le tipicità del luogo e le manifestazioni a sfondo gastronomico. Un legame che proprio non si intravede in casa airolana.

Questo, almeno, il senso di una delle considerazioni partecipateci dal signor Marchese, cittadino del comune caudino. “I futuri programmi pro-lochini” – esordisce il medesimo – “parlano di ulteriori kermesse da svolgersi nei prossimi giorni e mesi. Il tutto a coronamento di un anno “confusional-sabaudo” che il paese vive. Il detto “poco ma buono” proprio non si confà al nostro caso. Mai paese della nostra valle” – insiste Marchese – “s'imbatte in un così elevato numero di iniziative cosiddette sagre e mai paese prende coscienza della mediocrità e della inutilità delle stesse”. Il richiamo, poi, ad un vecchio prodotto di casa “Quasi si rimpiange la famosa sagra della cipolla di qualche anno addietro che poco calore trovò! Ma almeno quella un comune denominatore l'aveva...le attuali invece cos' hanno? Il resto di niente” – si auto-replica il nostro interlocutore – “solo scopiazzamenti in brutto stile. Qual è il fine di una sagra di paese se non quello di promuovere una propria tipicità? Noi qui ad Airola” – prosegue il medesimo -  “di che peculiarità possiamo ancora menar vanto? Le nostre peculiarità sono lì che aspettano un messia che li riporti a nuova vita. Passi per le fave ma non è certamente tipico che un cacio di Castelpoto o altrui prodotti trovino posto  in una sagra nostrana come “airolani d'origine”. La recente manifestazione equestre, esulando dalla tematica gastronomica, al centro della critica “Il loco. Che la politica trovi rifugio in conventi ci può anche stare, ma che una manifestazione di simil butteri trovi loco antistante il cimitero, beh qui la riflessione è amara: profanazione assoluta e mancanza di sobrietà. Oltretutto il cimitero è o non è un luogo di meditazione, di rimpianti, di riposo? È decoroso in un siffatto luogo fare tanta “caciara”?”. Anche l’ ‘Ecclesia’  chiamata in causa “In tutto questo la chiesa dov'è? Le sagre o manifestazioni popolari vanno fatte in giorni, orari e luoghi appropriati. Non può una banale escursione provocare disagi di traffico e altri disservizi. Le sagre richiedono un tema di fondo, un'organizzazione e il coinvolgimento soprattutto dei tanti artigiani e negozianti del paese. Le sagre vanno ridimensionate in poche ma buone. L'esempio ci viene da paesi a noi vicinissimi”. Tre parole per la domanda finale “È così difficile?”


Commenti

Posta un commento