RUMMO- In USA i medici lo danno per spacciato. A Benevento lo 'guariscono'

da ilquaderno.it- Gaetano Vessichelli
"C'è buona sanità anche da noi, anche a Benevento".
A ribadirlo è il direttore generale dell'ospedale "Rummo" Nicola Boccalone, dinanzi all'entrata del reparto di Neurochirurgia della struttura di Via Delcogliano. Presso il terzo piano del padigione "Santa Teresa" c'è da celebrare una guarigione: il protagonista si chiama Roberto Panarella, italoamericano originario di Manocalzati (Avellino) ma da tempo residente a New York dove lavora in un'azienda di costruzioni edili. Roberto è oggi in compagnia di Boccalone e del primario del reparto di Neurochirurgia dell'ospdeale sannita, Giuseppe Catapano, per raccontare alla stampa la sua incredibile storia. Ha con sé una targa di ringraziamento al primario ed al suo staff: "Mi era stato diagnosticato un tumore maligno al cervello - ha raccontato alla stampa - da due ospedali americani. Infatti, dopo il primo consulto, com'è di consuetudine negli States, sono stato in una seconda struttura di New York e la diagnosi non era diversa dalla precedente". Un tumore non asportabile, con i sanitari americani a consigliare una biopsia. Poi, quasi per coincidenza, a Roberto viene suggerito il nome di Catapano: "Ho deciso di sottopormi ad un "meeting" anche a Benevento - ha raccontato ai giornalisti nel suo simpatico slang - e sono rimasto meravigliato dalla diagnosi italiana". Catapano non ha avuto dubbi ed ha riscontrato nell'uomo un tumore benigno asportabile: "Roberto all'epoca della visita aveva 42anni - ha spiegato il medico - e dunque era possibile intervenire con un'operazione scongiurando la biopsia che gli era stata suggerita negl States". Strategia vincente, visto che l'intervento è riuscito alla perfezione senza complicazioni post-operatorie, e Roberto è stato dimesso poche settimane dopo: "Un mese e Roberto - ha aggiunto Catapano - era già al suo posto di lavoro a New York. Abbiamo poi costantemente monitorato le sue condizioni di salute in questi anni e proprio pochi giorni fa abbiamo effettuato un nuovo controllo: a quanto pare anche la recidività del tumore appare scongiurata". Un miracolo "beneventano" o i medici americani hanno sbagliato tutto? Catapano tira dritto ed afferma: "Abbiamo lavorato duro senza dimenticare quello che è l'aspetto umano che in questi casi è molto importante. Chiaramente però non ci siamo fatti condizionare su quello che era l'iter medico da percorrere per la completa guarigione del paziente. Non lo so perchè negli Usa hanno diagnosticato un tumore maligno non asportabile, io dico solo che il mio dovere e quello del mio staff è di rispondere quanto meglio possibile analizzando ogni singola malattia e focalizzando il problema. Questo tipo di cura è di sicuro tra le più avanzate d'Italia". Il caso di Roberto è raro: "Nel Mondo sono venuti fuori solo undici casi simili al suo - ha precisato Catapano - e chiaramente non tutti nello stesso ospedale. Il caso di Roberto, per la sua unicità, è stato anche oggetto di una pubblicazione (su Journal of medical Case Reports). Questo significa che si tratta di un caso estremamente complesso e che non tutti i medici emettono la stessa diagnosi". Ora Roberto sorride, racconta ai giornalisti la sua storia: "Se ci rifletto è incredibile - annuisce - sono stato nei migliori ospedali americani e mi hanno guarito in Italia, al Sud". Cade il tabù dei casi di malasanità? "Ci ho pensato anche io inzialmente quando non sapevo se continuare a curarmi a New York o provare la carta Benevento. Ci ho messo tre mesi per decidere. Ho avuto tanta paura poi ho fatto di testa mia ed ho indovinato, la mia famiglia mi è stata vicina ed ha pienamente condiviso la mia scelta". Poi Roberto svela un retroscena: "Dopo che l'operazione in Italia è andata bene, a New York si sono rifiutati di ricevermi. Fortuna che ho potuto contare della disponibilità del dottore (riferimento a Catapano) che mi ha sempre seguito e non mi ha mai fatto sentire solo: anche questo è stato un fatto importante, qui mi sono sentito seguito, non avevo avuto la stessa sensazione a New York".
Un riscatto "made in Italy", una conferma del buon lavoro dell'ospedale secondo Boccalone: "Colgo l'occasione per rilanciare il nostro progetto che è quello di dotare questo reparto dei migliori servizi che esistono. Se io ho un'azienda che presenta primari importanti come lo è Catapano con la sua squadra, devo assecondare le loro qualità professionali e farli lavorare nelle miglior condizioni". Evitare una nuova "fuga di cervelli" insomma: "La nostra esigenza - ha poi chiosato Catapano - è di migliorare le nostre strutture per ottimizzare il lavoro che questa azienda ha avviato con la creazione di una scuola di neurochirurgia, potenziandola oltremodo con l'obiettivo di creare un polo regionale". Tanto basta a Catapano per restare a Benevento: "Resto dell'idea che è importante lavorare bene e per farlo bisogna essere messi nelle condizioni ideali dalla struttura".

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