Giuseppe Fortunato - da 'Il Sannio Quotidiano'
L’
Arma ci restituisce un pezzo di cuore. Grande commozione, sentita
partecipazione – più forti del sole di luglio – hanno ovattato le volte del
Duomo, cancellandosi – nella bellezza e nella solennità di un gesto – 15 anni
di sofferenze. Una stanca mattinata di ottobre, quella del 1997. Un’ alba
sbiadita che colorò di grigio la storia dei locali; un atto profano aveva
scippato dalla sua culla i sacri oggetti – alcuni dei quali riconducibili
direttamente alla figura del Santo di Pagani - lasciando nella incredulità e
nello smarrimento una comunità intera. Quasi come se una forza maligna le
avesse risucchiato l’ anima. Quella parabola di sofferenza si è chiusa – almeno
in parte. Una consistente fetta del maltolto ancora vive lontano dalla sua casa;
si esulta, però, per quanto recuperato. Per quegli oggetti sacri che una
brillante operazione dei Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale ha
restituito, come figlioli depredati dalla culla, alla loro madre. Molteplici le
autorità presenti all’ interno del duomo santagatese, tutti ansiosi di
assistere al ricongiungimento. In primis è da menzionare – tra di essi - la figura del tenente colonnello Raffaele
Mancino, Comandante del Reparto Operativo del Comando Tutela Patrimonio
Culturale. E’ lui a fare formale consegna, al termine della celebrazione della
Santa Messa, del sacro materiale recuperato – quattro calici e quattro
reliquiari - depositandolo nelle mani del Vescovo di Cerreto Sannita – Telese -
Sant’Agata dei Goti, Monsignor Michele De Rosa. L’ alto ufficiale ha rammentato
gli aspetti principali dell’ operazione nel cui contesto è avvenuto il recupero
dei sacri oggetti trafugati nel ’97. Una brillante azione che ha consentito di
smascherare gli autori di ben 33 furti, restituendo ai legittimi proprietari
ben 120 oggetti di natura non solo ecclesiastica. Tra i banchi del Duomo – proseguendo - anche il Comandante
Provinciale dei Carabinieri di Benevento, colonnello Antonio Carideo, nonchè il
sindaco Valentino ed i locali parroci- don Antonio Abbatiello e don Franco
Iannotta. Parole di “gratitudine e riconoscenza” ci ha affidato il primo
cittadino santagatese per l’ “eccellente operato” degli uomini del tenente
colonnello Mancino. Non mancano, altresì, nella vasta platea di personalità del
mondo della politica, del clero e della sfera militare, il comandante della
locale Stazione dell’ Arma, maresciallo Antonio Lombardi, ed il Presidente del
Consiglio comunale saticulino, Giancarlo Iannotta. Insieme a quest’ ultimo
anche gli assessori Razzano e Viola, il consigliere provinciale, Renato
Lombardi, ed il consigliere comunale Stefano Di Donato. Tra i banchi fa capolino anche l’ ex primo
cittadino – Giovanni Viscusi, vertice di Palazzo San Francesco all’ epoca del
misfatto. Ma, soprattutto, si apprezza la presenza della società civile.
Multiforme, varia. Uomini e donne, bambini: una folla trasversale che colora di
gioia e sentimento il sacro luogo. Una giornata – quella di ieri – che ha avuto
diverse valenze. Quella- in primis - di contribuire a restituire un senso di
appartenenza alla comunità; che si unisce e compatta anche attorno al
simbolismo religioso, collante ed unione
– al di la delle divisioni ideologiche o sociali. L’ occasione è stata, come
ovvio, tributo alla Benemerita. Una Istituzione che custodisce la nostra
sicurezza, la nostra quotidianità. Non solo da identificare nel gendarme che
eleva la contravvenzione – pur facendolo per la nostra sicurezza. Ma,
soprattutto, da intendersi quale fratello maggiore che vigila sulle nostre
vite. E, poi, ultimo non trascurabile aspetto, è da vedersi nella funzione di
impulso – sopraggiunto quasi per superiore forza – ad una riscossa dei
cittadini santagatesi. Che funga – cioè – l’ evento ieri celebrato come stimolo
ai locali verso la riconquista della propria storia, dei propri secoli. Che si
creino i presupposti perché Sant’ Agata
dei Goti recuperi la propria identità. E, con essa, la fierezza dei propri
secoli.
foto by Michele DI Nuzzo
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