Sant'Agata de' Goti, ospedale: ricoveri ed interventi in stand by?

(da Il Sannio Quotidiano del 7 Dicembre 2017)
Ospedale Sant'Agata de' Goti, urge operazione chiarezza. E la chiarezza la si fa solo rispondendo in modo secco e conciso a delle semplici domande. La prima è: al di la del discorso Polo oncologico, i reparti ed i servizi che sono attualmente funzionanti al Sant'Alfonso chiuderanno o resteranno attivi? Questo è l'interrogativo che qualche cittadino, cui ancora sta a cuore le sorti del riferimento sanitario di contrada San Pietro, si sta ponendo. Capitolo decreto 54: l'atto del Governatore De Luca sancisce due punti. Il primo è l'annessione Sant'Alfonso-Rummo. Il secondo è il ridimensionamento dell'attuale Pronto soccorso a Punto di primo intervento. Ed ancora: il decreto 54 non “istituisce” il Polo oncologico, non ne mette nero su bianco formalmente la nascita ma manifesta la volontà politica di crearlo a Sant'Agata de' Goti. Il Polo, quindi, non è già stato istituito. Vi è una legge regionale (la 6/2016) che al comma 22 prevede “ove possibile la istituzione di un Polo oncologico pluriterritoriale” a Sant'Agata de' Goti. E vi è il decreto 54 che ribadisce, si ripete, la volontà di implementarlo in terra saticulana. Istituire, però, è altra cosa. E' qualcosa che dovrà ancora venire e che sarà sancito da precisi atti e documenti. Che poi tutti tifiamo per l'istituzione dello stesso, questa è altra cosa. Tutti lo vogliamo, lo vogliono anche quelli che a più riprese sono stati tacciati di essere autori di strumentalizzazioni e di disinformazione. Il Polo oncologico rappresenterebbe una grande occasione in tema di tutela della salute pubblica nonché di sviluppo per il territorio – perchè, senza prenderci in giro, un servizio come questo creerebbe indotto e grande ritorno di immagine e di economia per il paese. Attendendo, però, il Polo oncologico (quali saranno i tempi?) restano tutti i dubbi legati alle prestazioni attualmente in essere al Sant'Alfonso. Voci di popolo dicono che, a partire da giorno 19 Dicembre, vi sarebbe uno stop negli interventi chirurgici e, a decorrere da giorno 2 Gennaio, il blocco dei ricoveri. Si tratta di notizie reali? E, se si, si tratta di un fisiologico assestamento conseguente al matrimonio Rummo-Sant'Alfonso? La verità lo dirà l'Atto che la stessa Azienda ospedaliera beneventana dovrà porre in essere entro il 31 Marzo: sarà quello il momento clou perchè svelerà quanto tra personale, reparti ed attrezzature muoverà verso il Capoluogo. I timori da parte della cittadinanza vi sono: lo spauracchio, in attesa di avere un “Polo”, è di ritrovarsi con una struttura depotenziata, se non addirittura svuotata, rispetto a quella attuale. In tal senso il Ppi non è un buon indizio: tale prestazione, come cogliamo da fonti sanitarie a mezzo web, vive un gradino al di sotto del Ps. I cittadini che vi giungono o vengono trattati e dimessi, in caso di minime situazioni, o, in caso di più serie, vengono stabilizzati e poi trasferiti presso un altro Pronto soccorso. Un paziente emergenziale in preda ad un attacco di appendicite, per esempio, non sembra che potrà essere trattato al Sant'Alfonso. Perchè non vi sarà la Chirurgia? Le vittime di sinistri, altro esempio, che fino ad oggi giungevano al Ps del Sant'Alfonso, sembra chiaro che verranno dirottate altrove. Questo perchè non vi sarà più la diagnostica necessaria (Radiologia e simili)? L'implementazione del Ppi, se è vera la definizione che di esso circola sul web, lascia intendere che alle spalle di esso non vi saranno importanti strumenti e servizi. Quindi, lo si dica con chiarezza: il Polo oncologico è l'unica arma che abbiamo per non trasformare i padiglioni in una cattedrale nel deserto. E le prestazioni ordinarie - sarebbe graditissima una smentita! - sono destinate a prendere la via di Benevento.

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