Rummo, ascensore bloccato per 20 minuti: disavventura per buccianese

(Sannio Quotidiano 22 Agosto 2018)
Brutta avventura per un cittadino di Bucciano. Che, ahilui, si è ritrovato ad essere involontario protagonista di una delle "storie" che, nell'immaginario collettivo, si piazzano a pieno titolo nei gradini altissimi della lista degli oggetti indesiderati. Il nostro amico e lettore, infatti, è rimasto sequestrato da un ascensore per circa 20 minuti. Bloccato all'interno della cabina per interminabili minuti e buon per lui che lo stesso non soffra di claustrofobia o di crisi d'ansia vari. Il fatto ieri mattina presso l'ospedale Rummo di Benevento dove il buccianese si era recato per fare visita ad un conoscente che in quella struttura era ricoverato. Due caffè in mano, l'amico Nicola (nome di fantasia) si era appena recato nell'area bar per prendere un paio di consumazioni da sorseggiare con l'amico degente. Entrato nella cabina, chiusesi
le porte, l'imprevisto. Un istantaneo black out della corrente elettrica - "roba di uno, due secondi come ci fa presente la "vittima" dell'episodio" - ha mandato in paralisi l'ascensore per oltre venti minuti. Tanto, infatti, è rimasto bloccato il buon Nicola nell'ascensore. E Nicola, nel frattempo, le aveva provate tutte per riconquistare la "libertà". Aveva bussato alla campanella d'allarme, ma senza esito. Vista, poi, l'etichetta dell'azienda manutentiva impressa all'interno della cabina, aveva provato anche a contattare direttamente la ditta in questione con personale telefonico di quest'ultima che, però, gli ha fatto presente come il rapporto con il “Rummo” fosse scaduto da qualche settimana e che, intanto, era subentrato un nuovo soggetto. Passano, intanto, i minuti e cresce anche la rabbia: il buon caro Nicola chiama anche il Ps, via cellulare, chiedendo di essere aiutato ma, dall'altro capo del filo, gli rispondono giustamente che non potevano fare nulla - “..ma io volevo solo che allertassero qualcuno..”. La corrente è ritornata da un pezzo – anzi, come detto, era mancata solo per un paio di attimi – ma l'ascensore non riparte e le richieste d'aiuto sono risultate infruttuose. Non resta che mettersi ad urlare al fine di attirare l'attenzione dei passanti che, in effetti, recepiscono l'allarme e fanno accorrere, dopo un po', una guardia giurata che, accompagnata da un'ulteriore persona, si mette all'opera per “salvare” l'amico buccianese. Forzata la porta esterna, i “soccorritori” riescono ad aprire uno spiraglio nelle porticine dove lo sfortunato Nicola tenta di incunearsi. Ma lui, dall'alto dei suoi 103 chili di stazza, proprio un'acciughina non è. La forza della disperazione, però, ha il sopravvento e, prima una spalla e poi l'altra, si riesce ad uscire all'esterno non dopo aver lavorato anche di anca come provetto ballerino di latinoamericana. L'ultimo passo, anzi salto, è un balzo di oltre un metro che il caro Nicola deve fare perchè la cabina non si è esattamente fermata in corrispondenza del piano. Pizzico di ironia a parte, premesso come sia bene tutto ciò che finisce bene, resta l'aspetto – come evidenziatoci da “Nicola – relativo allo stato un po' vetusto delle strutture che, di fatto, sono rimaste paralizzate troppo tempo causa un'istantanea mancanza nella erogazione. I meccanismi di normale ripristino della corsa non sono scattati così come anche è apparso problematico il sistema di allarme se è vero che l'amico in questione è riuscito a fuoriuscire solo perchè le sue urla siano state udite dalla gente di passaggio. Senza far conto delle modalità di “estrazione”. Se all'interno vi fosse stato un soggetto più delicato o cagionevole, si pensi ad un cardiopatico, ad un anziano o ad una donna in stato di gravidanza? Questi gli interrogativi che ci sono stati “girati” dal protagonista della particolare mattinata che, per il resto, acquistato un nuovo caffè (l'altro, intanto, si era freddato) è potuto andare a salutare l'amico ricoverato.

Commenti