(Sannio Quotidiano 28 Agosto 2018)
E' una storia che un po' tutti conoscono in paese. E' la storia di un ragazzo, neppure trentenne, che si è lasciato andare. Ricco di capacità - “andava molto bene al Liceo”, come ci riferisce un conoscente – che, però, pare ormai aver tirato i remi in barca. In polemica con la famiglia, un po' testardo. “Non è un tossicodipendente”, ci rassicura chi, bene o male, ne conosce le vicende. Francesco (nome di fantasia) è figlio di gente perbene ed operosa che vive e lavora ad Airola; non vuole farsi aiutare e, quindi, si arrangia a vivere alla meno peggio. Molte volte dorme per strada, sulle panchine di largo Capone. Qualche altra volta lo hanno accolto i Passionisti, dandogli ospitalità per la notte; altre volte ancora un imprenditore del luogo gli ha messo a disposizione un camion come improvvisato giaciglio. Ed i ragazzi del luogo non si sottraggono alla catena di solidarietà: chi può gli fornisce qualche spicciolo, gli porta qualcosa da mangiare o da bere. E le stesse Istituzioni comunali si stanno adoperando nel seguire da un bel pò la vicenda: più volte il sindaco ed altri esponenti dell'Amministrazione cittadina lo hanno materialmente accompagnato in Comunità terapeutiche che si occupano proprio del recupero di storie difficili. Lui, però – tempo qualche notte – ha più volte mollato tutto tornando alla base. Qui ricominciando il suo quotidiano, fatto di panchine e di qualche avventurosa puntata a Napoli. Serve un'azione forte ed impositiva: serve un trattamento sanitario obbligatorio, l'unico stratagemma che potrebbe produrre reali effetti benefici. Diversamente il ragazzo, che è maggiorenne, potrà disporre pienamente della sua persona. Si spera in un'azione del Magistrato competente, cosa sollecitata anche dai genitori del giovane che, qualche tempo addietro, arrivarono a “minacciare” - all'esterno del Tribunale di Benevento – un'azione clamorosa. Un estremo rimedio per salvaguardare la salute del congiunto. Prima che, anche in questo caso, sia troppo tardi.
E' una storia che un po' tutti conoscono in paese. E' la storia di un ragazzo, neppure trentenne, che si è lasciato andare. Ricco di capacità - “andava molto bene al Liceo”, come ci riferisce un conoscente – che, però, pare ormai aver tirato i remi in barca. In polemica con la famiglia, un po' testardo. “Non è un tossicodipendente”, ci rassicura chi, bene o male, ne conosce le vicende. Francesco (nome di fantasia) è figlio di gente perbene ed operosa che vive e lavora ad Airola; non vuole farsi aiutare e, quindi, si arrangia a vivere alla meno peggio. Molte volte dorme per strada, sulle panchine di largo Capone. Qualche altra volta lo hanno accolto i Passionisti, dandogli ospitalità per la notte; altre volte ancora un imprenditore del luogo gli ha messo a disposizione un camion come improvvisato giaciglio. Ed i ragazzi del luogo non si sottraggono alla catena di solidarietà: chi può gli fornisce qualche spicciolo, gli porta qualcosa da mangiare o da bere. E le stesse Istituzioni comunali si stanno adoperando nel seguire da un bel pò la vicenda: più volte il sindaco ed altri esponenti dell'Amministrazione cittadina lo hanno materialmente accompagnato in Comunità terapeutiche che si occupano proprio del recupero di storie difficili. Lui, però – tempo qualche notte – ha più volte mollato tutto tornando alla base. Qui ricominciando il suo quotidiano, fatto di panchine e di qualche avventurosa puntata a Napoli. Serve un'azione forte ed impositiva: serve un trattamento sanitario obbligatorio, l'unico stratagemma che potrebbe produrre reali effetti benefici. Diversamente il ragazzo, che è maggiorenne, potrà disporre pienamente della sua persona. Si spera in un'azione del Magistrato competente, cosa sollecitata anche dai genitori del giovane che, qualche tempo addietro, arrivarono a “minacciare” - all'esterno del Tribunale di Benevento – un'azione clamorosa. Un estremo rimedio per salvaguardare la salute del congiunto. Prima che, anche in questo caso, sia troppo tardi.
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