Collasso demografico in Valle Caudina: Sant'Agata, dati shock

Sannio Quotidiano Lunedì 29 Agosto 2022

Un collasso demografico. Drammatico. La Valle Caudina perde colpi, perde cittadini. Tutti i paesi facenti parte del Comprensorio, sia sul versante sannita sia su quello irpino, hanno subito una vera e propria emorragia di persone. In appena un anno, infatti, si è passati dai 69.069, come da rilievi al 31 Dicembre 2020, ai 67.646 attuali - ovvero al 31 Dicembre 2021. Meno 1.423 abitanti. Perdono tutti, senza distinguo alcuno - fatta eccezione per Arpaia che 1994 era e 1994 è. In numeri assoluti, piange Montesarchio (-228) passata da 13.226 a 13.098. E, poi, Airola (da 8176 a 8105); Moiano (da 4058 a 4026); Durazzano (da 2171 a 2103); Bucciano (da 2072 a 2016); Bonea (da 1366 a 1349); Forchia (da 1209 a 1197); Paolisi (da 2052 a 2013); Rotondi (da 3558 a 3449); Pannarano (da 2077 a 2024); Roccabascerana (da 3216 a 2299); San Martino Valle Caudina (da 4820 a 4753); Cervinara (da 9189 a 8903). Quindi Sant'Agata de' Goti, caso a parte per l'esponenzialità del calo. Nel Dicembre 2020 gli abitanti erano in numero di 10.785, un anno dopo 10426. Ben 359 in meno. Questo significa che ogni giorno, ogni benedetto giorno Sant'Agata de' Goti perde un cittadino. Ed il trend è costante, paurosamente costante - per la serie inutile puntare il dito contro l'emergenza Covid che - certo - pure ha fatto la sua maledetta parte. Ebbene, si diceva. Sant'Agata oggi 10.426 abitanti, 11.216 cinque anni prima (2016), 11.473 dieci anni or sono (2011). Significa che si è perso 790 abitanti in cinque anni, 1.047 in dieci. Un peccato. Immenso. Al netto della contingenza globale, della crisi complessiva, infatti, non può essere dimenticato come la Valle Caudina, differentemente da altri contesti, presenti, quasi indistintamente, peculiarità che la rendono un contesto unico. Un incrocio irripetibile di storia, paesaggio, architetture, sapori. Dal Vaso di Assteas alle Forche Caudine, dal Centro storico di Sant'Agata - con le sue chiese, con Sant'Alfonso - all'Acquedotto vanvitelliano passando per, ancora una volta, le chiese di Moiano, la Villa cocceiana di Bonea, il Santuario mariano di Bucciano. E cosa dire della mela annurca, del vino Falanghina, dei percorsi naturalistici. Un possibile mega attrattore turistico, potenzialità immense di sviluppo. E sviluppo vuol dire posti di lavoro, quelli che portano in tantissimi - giovani, in prevalenza - a dover dire addio al proprio territorio. Per ora, tutto fermo ai box, solo qualche timido segnale a rompere un encefalogramma paurosamente piatto.

Commenti

  1. I piccoli politicanti locali aspettano la manna dal cielo. Non si prodigano x sviluppare l'unica risorsa vera: IL TURISMO. Alla fine gli interessi sono i loro e non quelli del popolino. Chi mo' fa' fa'.

    RispondiElimina

Posta un commento