Casal di Principe,avvertimento all'imprenditore:legano la figlia 15enne e le tagliano tutti i capelli


Entrano in casa, in pieno giorno. Si dirigono verso la ragazzina, che in quel momento era sola nell’abitazione, la immobilizzano e le tagliano i capelli.

Con un avvertimento sinistro: «La prossima volta non ci limiteremo a questo, dillo a tuo padre». È accaduto in casa di un imprenditore specializzato nella ristrutturazione dei beni culturali. Il clima di timore e tensione cresce di ora in ora e per i carabinieri della compagnia di Casal di Principe, al comando di Andrea Corinaldesi, l’episodio dell’intromissione nell’abitazione dell’imprenditore è ancora tutta da chiarire. Una richiesta di estorsione in itinere? Un atto intimidatorio a seguito di uno sgarro? Una questione di lavoro o una del tutto personale? Le ipotesi vengono passate tutte al vaglio. Sulla delicatezza della questione non ci sono però dubbi, soprattutto perché di mira è stata presa una ragazza di 15 anni. Il papà della ragazza si è intanto chiuso nel silenzio. Probabilmente aveva intenzione di mantenere il riserbo ma qualcosa lo ha poi convinto del contrario. Dinanzi alle voci che continuano a circolare in una Casal di Principe disorientata, l’imprenditore non ammette ma afferma: «È stato solo un banale furto». Non entra nei particolari, l’imprenditore. Non vuole dire cosa abbiano rubato e neppure quando sia accaduto il fatto. Per liberarsi dalle domande, liquida gli interlocutori dicendo: «Parlatene con i carabinieri, io non so niente». La sua voce è tesa. L’imprenditore ha evidentemente paura di altre eventuali ritorsioni. Di mezzo c’è la figlia, una adolescente. C’è la sua famiglia e dietro ogni decisione si nasconde forse, il timore di sbagliare.  Intanto tra Casal di Principe, San Cipriano e Casapesenna c’è uno strano clima. La nuova escalation camorristica sul territorio è diventata argomento di confronto. Dopo l’arresto del capo clan Michele Zagaria, il 7 dicembre scorso, a Casapesenna a pochi passi dal centro del paese e ad un paio di chilometri dalla sua abitazione, erano stati in molti a sperare in una rinascita sociale.  Invece, tolto di mezzo un capo, ne vengono fuori altri. Qualcuno parla del cartello dei Venosa. Lo si vocifera a denti stretti e gli inquirenti non smentiscono. La gente è stanca: «Non siamo in condizione di sopportare altri sacrifici per dar da vivere ai camorristi e alle loro famiglie. Se accettassimo di stare zitti ora non avremmo più nessun’altra occasione per riprenderci».
rassegna da Il Mattino

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