'Fortorina', una strada che nasce dal lato sbagliato.


Pompa magna e cerimoniale delle grandi occasioni. Divise sull' attenti e nastri ansiosi di baciare l' asfalto. E' nata la 'Fortorina' che con il Fortore, però, - allo stato - non ha nulla a che vedere.
Una strada dal nome che ha la stessa funzione dello zucchero attorno ad una medicina: vorrebbe rendere la prima meno amara. Quell' amaro che già in sede di inaugurazione i primi cittadini malcelatamente hanno masticato. La rabbia, la delusione assumono oggi varie facce: quella composta del sindaco di Colle Sannita, che pure ha preso per primo l' iniziativa referendaria. Quella impetuosa del collega di San Bartolomeo in Galdo, già gravato sullo stomaco dalla cinquantenaria attesa  dell' ospedale-miraggio.  Ma torniamo alla Fortorina, una strada che nasce dal lato sbagliato. L' assessore Cosenza ha garantito che in tempi brevi essa sarà ultimata; e non v'è motivo di dubitare delle sue leali intenzioni. Cosenza è persona seria, vicina alle problematiche del Sannio. Lo ha dimostrato anche in occasione dell' emergenza neve. Non si dubita, quindi, della buona fede dell' ex Rettore; ma, d' altro canto, si deve anche provare a camminare con le scarpe strette di uomini e donne figlie di una terra emarginata dalla geografia e, soprattutto, dalla politica.  Non si vuol entrare nel merito di burocrazia e di scartoffie progettuali, ma non possiamo esimerci dal chiedere per quale motivo l' opera sia nata dal versante beneventano. Quanto tempo risparmieranno da Pesco Sannita per raggiungere il capoluogo? Una manciata di minuti, se è vero che la geografia separa i due paesi di appena 17 km. Non sarebbe stato più saggio cominciare ad avvicinare il Fortore al capoluogo? Non sarebbe stato opportuno cominciare a lenire i disagi ed il malcontento di quella gente? Non sarebbe stato giusto cominciare a tagliare i chilometri ed i minuti che li separano dagli uffici, dagli enti e dagli ospedali del capoluogo? Si sarebbero placati malcontenti, si sarebbe ovviata ad una nuova e scontata tornata di polemiche. Normale, quindi, che ora spirino venti di secessione. Ma, siam proprio certi che il futuro molisano possa essere più roseo? 

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