CANTINELLE- Passaggio a livello, paralisi per 6 ore al giorno

Giuseppe Fortunato - da 'Il Sannio Quotidiano'

Sei ore al giorno la vita va in stand by. 360 minuti  - quotidiani – che congelano il movimento di auto, mezzi pesanti ed il transito delle persone.  Impedendone, di fatto, la libera circolazione.
Anno 2012, a Cantinelle – frazione d Sant’ Agata dei Goti, linea di frontiera tra le valli telesina e caudina – il progresso si è fermato - anch’ esso - davanti alla croce di Sant’ Andrea. Quella croce, cioè, che simboleggia, nel linguaggio del codice stradale, l’ intersezione dei binari ferroviari con la carreggiata. Quel passaggio che divide in due questa contrada di confine, sui cui binari scorre tutto il movimento ferroviario che da Napoli va in Puglia e viceversa. Un mole notevole di carghi merce e di passeggeri; tutti in transito, nessuno – oltre al danno anche la beffa – che faccia, però, fermata nella vicina stazione di Dugenta. Le sbarre che si parano davanti ai parabrezza degli automobilisti, invece, non operano distinzioni: ad ogni treno che sferraglia vengono giu, e tutto si paralizza. Che il convoglio faccia sosta - o meno - al vicino scalo. Ogni volta, si replica. Appena si ricomincia a transitare, tempo qualche minuto, le luci rosse tornano a lampeggiare, l’ allarme ridiviene ‘scampanellante’ e la forzata pausa ricomincia. Con il conseguente formarsi di incolonnamenti e di comprensibile esasperazione. Ogni aspetto del quotidiano risente di questa interferenza, che si replica decine di volte al giorno. Che devi andare a fare la spesa, o sbrigare un’ impellenza lavorativa, da queste parti non puoi preventivare nulla con la certezza dovuta. Se proprio vai di fretta, e viaggi sul filo dei minuti, è preferibile allungarsi sulla Fondovalle ed aggirare l’ ostacolo. Ci metti qualche chilometro in più, ma è sempre meglio che beccare il semaforo rosso. Ovvio, però, che questo fattore – abbinato alla strada a scorrimento veloce che, di fatto, ha tagliato via queste stradine interne dall’ importante traffico di gente - contribuisca a depauperare l’ area. Già qualche tempo fa interpellammo commercianti e cittadini del luogo, chiedendo dello stato del commercio a qualche anno dalla inaugurazione della Fondovalle. La risposta fu unanime: quella strada ha ucciso le attività del luogo. Un’ opera ovviamente fondamentale, imprescindibile, ma che ha dato una bella botta a quelle piccole aziende – bar, alimentari – che vivevano anche dell’ automobilista che li quotidianamente transitava. Perché prima la vecchia provinciale era percorso obbligato per l’ utenza casertana, santagatese e telesina. Se la Fondovalle era, però, necessaria in nome di interessi pubblici superiori a quelli strettamente localistici, quanto meno – ora – si favorisca e non si penalizzi ulteriormente i residenti di questa zona.  Cosa occorrerebbe fare, quindi, è presto detto. Si dovrebbe realizzare un sottopassaggio, o un cavalcavia; qualcosa che permetta di bypassare quel maledetto ostacolo. I locali lo chiedono da una vita, in nome della sopravvivenza della residua attività economica del luogo e della quotidianità. Più volte si è registrato anche l’ appello dell’ ingegnere Pietro Di Lorenzo, residente nella vicina Limatola. In quest’ ultimo centro, inoltre, che comunque non è più la ‘Svizzera del Sud’ di un volta, sopravvivono ancora significative realtà imprenditoriali. I mezzi che li si devono dirigere, o che da li provengono, sono costretti a poco graditi ritardi nel rispettivo ruolino di marcia. Così come analoga sorte tocca alla utenza che si deve recare presso gli uffici giudiziari di Santa Maria Capua Vetere. Meglio, poi, non ipotizzare una emergenza sanitaria. Troppe volte ambulanze e sirene spiegate soro rimaste bloccate per minuti che, sovente, si possono rivelare fatali. Le cronache hanno registrato, inoltre, anche incidenti nessuno dei quali, fortunatamente, mortale. Sinistri che sono stati cagionati dalla imperizia e dalla scellerataggine della gente, ma che – quando capitano – possono bloccare anche per ore  il transito. L’ ultimo fu recentissimo: un furgone – dal conducente molto frettoloso – ingranò la merce per evitare le sbarre che si stavano abbassando. Superata la prima, trascinò la seconda sulla carreggiata. Lui la scampò prima del passaggio della locomotiva; il traffico ne risentì, invece, per mezza giornata. Analoga cosa era capitata ad un’ automobile rimasta bloccata tra le due sbarre: fu solo sfiorata dal convoglio. Un intervento repentino, quindi, è quello che invocano i cittadini ed il commercio. Ma qui viene un altro punto dolente: sul ‘caso’ insistono svariate competenze. Il territorio è, in primis, ricadente nel comune di Sant’ Agata dei Goti, la strada è una provinciale e la rete ferroviaria è appannaggio, come ovvio, del relativo gestore. Matassa non facile da dipanare.   

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