di Emidio Civitillo
L’argomento relativo al possibile inquinamento, a Cerreto Sannita (BN),
delle falde acquifere di Monte Coppe non è molto recente, ma è sicuramente
importante averlo riproposto (anche attraverso questo giornale online).
Il confronto di opinioni su tale argomento, al di là delle polemiche più o
meno velate e delle prese di posizione
che possono rivelarsi più o meno pertinenti, riflette l’importanza di un
episodio di circa 20 anni fa (possibile interramento di pericolosi rifiuti
tossici in occasione di ricerche petrolifere nell’area di Monte Coppe), che
continua a preoccupare sempre più le popolazioni locali. Va perciò dato atto a tutti gli autori degli interventi sull’argomento di
aver contribuito, sia pure da posizioni diverse, a richiamare l’attenzione su
un problema sicuramente non da poco. Sono del parere che non è un
problema di “virni” o di “asparagi”, che si sviluppano in superficie in terreno
di pochi centimetri di spessore, ma di un problema che riguarda il “cuore” di
Monte Coppe, a notevole profondità e che può produrre, specialmente con il
passare del tempo, effetti molto dannosi ovunque arrivi l’acqua delle falde
acquifere montane eventualmente inquinate, specialmente di quelle profonde. L’acqua che dovesse risultare inquinata nelle falde acquifere del medio e
basso corso del Titerno, vi può benissimo giungere, anche con scorrimento
sotterraneo, dalle zone montane. Lo stesso vale per le falde acquifere delle
zone di pianura della “Valle Telsina”. Se dovesse essere accertato l’interramento, circa 20 anni fa, a Monte Coppe
di sostanze tossiche provenienti da lontano, verrebbe da chiedersi: “Perché averle
trasportate fin qui per circa 1.000 km?”. Ed, ancora: “Non avrebbero
potuto trovare un luogo meno lontano da quello di origine per interrarle?” E se la scelta di Monte Coppe non è stata casuale, tra le possibili ragioni
di tale scelta ci potrebbe essere anche quella secondo la quale gli abitanti di
quest’area sarebbero nel complesso tolleranti. Se non di più. Dopo aver letto su questo giornale online i vari interventi sull’argomento,
mi piace sottolineare, riportandole qui di seguito, alcune considerazione di
Franco Gismondi (fisico): "Le
caratteristiche radiologicamente salienti, oltre alla concentrazione, sono la
radiotossicità (che determina il grado di pericolosità delle radiazioni emesse,
in termini di penetrabilità e di energia), e il tempo di dimezzamento (tempo
necessario a che metà del numero di nuclei subisca il decadimento radioattivo). Alcune sostanze hanno tempo di
dimezzamento di pochi giorni, perciò la loro attività è praticamente
trascurabile già dopo qualche mese, mentre altre restano attive per molti anni
(anche per decine di migliaia). Ovviamente,
non conoscendo la composizione in radionuclidi degli eventuali rifiuti (se
ce ne sono) che sarebbero stati sversati a Monte Coppe, non si può fare
alcuna affermazione sul periodo di tempo che deve trascorrere perché non siano
più pericolosi". Franco Gismondi ha poi così
concluso: "Senza alcun allarmismo, ma anche senza sottovalutare la
questione, ritengo che sia necessario approfondire le indagini su eventuali
sversamenti sia di scorie radioattive che di inquinanti di natura diversa". Appare ormai evidente che l’argomento
del possibile interramento di pericolosi rifiuti tossici a Monte Coppe non può
essere più sottaciuto o “archiviato” alla meglio, per cui l’accertamento della
verità, a questo punto, diventa un percorso obbligato. Peraltro, se risulta sempre più evidente una crisi di fiducia dei
cittadini nei riguardi di coloro che esercitano il “potere”, sarebbe
decisamente meglio per tutti evitare che tale crisi si aggravi. La nostra zona,
dopo aver subito (non so se a torto o a ragione) la chiusura di un ospedale, sta
anche subendo, da ben 20 anni, la mancanza di accertamento della verità sul possibile
interramento di rifiuti tossici molto pericolosi per la salute. È proprio necessario rinviare
sine die tale accertamento? Tale rinvio, è ovvio, fa vincere
(e aumentare sempre più) il sospetto che non si opera per il bene comune, per
cui la cosa migliore è mettere bene in chiaro, un volta per tutte, in maniera
inequivocabile e in tempi ragionevoli, “cosa
c’è sotto Monte Coppe”!
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