Giuseppe Fortunato - da 'Il Sannio Quotidiano'
Credevo
si trattasse di una pubblicità. Da lontano vedo, infatti, le foto di 5-6
simpatici cagnolini. Dovranno aprire un ‘pet shop’, penso.
Per meglio dire, uno
di quei negozi che vendono oggetti vari e mangimi per gli animali. Uno di
quelli – ancora - dove puoi comprare la spazzola per il gatto o la vaschetta
per la tartaruga. Uno di quei posti - infine - che sono testimonianza
dell’amore, della attenzione e della cura che l’ uomo può nutrire nei confronti
dell’ amico animale. Nessun amore. Nessun rispetto. Qualche passo in avanti e
capisco che la realtà sbattuta ed incollata su quel muro parla di
qualcos’altro. Parla dell’ opposto, parla di disprezzo per la vita. Perché
anche quella animale lo è, sebbene cammini su quattro zampe. Anche a Sant’
Agata dei Goti scopro che è sbarcata la pessima e becera moda di sbarazzarsi
del fastidio di un latrato usando la morte. Dando, procurando la sofferenza di
chi ha la sol colpa di fidarsi di noi. Una polpetta, con dentro potenti dosi di
cianuro, ed il gioco è fatto. O, ancora, stricnina, veleno per topi, sostanze
che provocano sofferenza inaudite, capaci di aprire letteralmente gli organi
vitali determinando emorragie incontrollabili. Nessuno abbaierà più, quindi,
durante la notte, né sporcherà l’ uscio di casa. I volontari di Sant’ Agata dei
Goti, firmatari del manifesto, hanno riportato su quella affissione le foto
delle povere vittime. I nomi – come i loro occhi – sono teneri: Nerina, Luce,
Angelina, Gianni e Leone. Cinque vittime di una illogica mattanza che, però,
non ha lasciato insensibili i ragazzi del posto. Che non la mandano a dire: “E’
stato facile prendersela con loro..adesso dovrete vedervela con noi..”. Parole
dettate da una profonda emozione, ma ricche di grande sensibilità. “Vogliamo
vivere in un paese civile! Basta miserabili assassini!”. La questione degli
avvelenamenti sbarca quindi nel centro saticulano e, per quanto la situazione
si prospetti difficoltosa, gli organi preposti sono chiamati a vigilare. Non
solo, ma nel caso si dovesse approdare a conclusioni al termine della fase
indagatoria, anche a reprimere con la dovuta severità. La legge, infatti,
fornisce gli strumenti atti ad una giusta repressione. In modo specifico, l’ art.
544 bis del codice penale (Uccisione di animali), prevede una pena detentiva
fino a 18 mesi. L’ invito è di prestare dovuta attenzione al fenomeno,
auspicando – altresì – la collaborazione, che può essere determinante, della
società civile. Quello di Sant’ Agata dei Goti è – concludendo - solo l’ ultimo
caso di un filone che corre per il Sannio e che ha già riempito le cronache con
gli episodi di Pietrelcina, Campolattaro (10 meticci avvelenati), Bucciano (6
esemplari) ed, ancora, di Castelvenere.
è una grande soddisfazione, (seppure le soddisfazioni dovrebbero provenire da eventi decisamente più gradevoli) vedere il nostro manifesto ed i nostri amati e sfortunati pelosi su questo articolo. Continueremo ad impegnarci ed a fare in modo che non vengano più spezzate vite innocenti.
RispondiElimina