Giuseppe Fortunato - da 'Il Sannio Quotidiano'
La tensione sta salendo. Non si abusi, pertanto, della pazienza di gente disperata. Che da anni vive l’ incubo della precarietà, chiedendo ai propri familiari sacrifici su sacrifici.
La protesta che – fino ad
oggi - è stata improntata su parametri
di assoluta civiltà, rischia di perdere questa prerogativa. E di civiltà,
questi uomini e queste donne , hanno dato larga prova. Come allorquando, in
occasione della presentazione del libro sul centocinquantenario della
istituzione della locale Stazione dell’ Arma, hanno liberato la Sala per fare
spazio a pubblico e relatori. Non hanno digerito - i lavoratori – e non si può assolutamente dar
loro torto – che, in quella circostanza, nessuna delle tante istituzioni
presenti abbia ritenuto opportuno spendere una parola di soldarietà a loro
favore. Fatta eccezione per il colonnello Carideo e per il primo cittadino
Michele Napoletano – ci voglia scusare qualcun altro se, ingiustamente, non
citato - le altre cariche presenti si
sono dileguate ignorando – scientemente – il dramma che da giorni si stava
consumando in quei medesimi luoghi. Un dramma che – ribadiamolo – è figlio di
quella politica che loro medesimi rappresentano. Inconcepibile, quindi, lontano
da ogni logica e sentimento, che rappresentanti della politica – eletti dalla
gente, si ricordi – non abbiano avvertito l’ umano istinto di esprimere una
parola solidale a loro conterranei. Nel
corso di un’ assemblea tenutasi alla presenza dell’ onnipresente Michele
Napoletano, intanto, gli occupanti hanno avanzato a lui richiesta – nella
giornata di ieri - di indire un consiglio comunale aperto ed esteso a prefetto,
sindaci della Valle Caudina nonché alla deputazione sannita intera. Il tutto
per la giornata di venerdi. Intanto, nella giornata di mercoledi è previsto un
sit-in sotto la Prefettura. Se la data di venerdi – quella del consiglio
allargato, vale a dire – non raccoglierà i dovuti consensi, i lavoratori - fanno sapere i medesimi – si vedranno
costretti ad interferire ed impedire - di fatto - il regolare svolgimento di tutte
quelle attività artistiche varie già in programma nel chiostro antistante la
sala da loro occupata. Il timore dei lavoratori è che- nella data di giorno 25, in cui è previsto un
incontro in Regione – si assista ad una ennesima, inutile passerella. Un altro
incontro interlocutorio, fatto di ‘se’ e di aggiornamenti di cui gli
‘occupanti’ non hanno voglia alcuna. Questa gente vuole certezze, vuole verità,
vuole scadenze precise, vuole che la politica li prenda per mano conducendoli
fuori dal tunnel. Questa gente – giorno 25 – vuole parole definitive, chiare.
Vuole certezze. E la politica gliene deve dare.La tensione sta salendo. Non si abusi, pertanto, della pazienza di gente disperata. Che da anni vive l’ incubo della precarietà, chiedendo ai propri familiari sacrifici su sacrifici.
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