Da Gigi Marchese riceviamo e pubblichiamo la presente missiva avente ad oggetto - tra le altre - la nota questione del Polo Tessile di Airola. Non mancano - nei di essa contenuti - critici riferimenti alla colpevole politica degli ultimi anni, vera madre della odierna condizione. Tuttavia, per la prima volta vengono portati sul banco degli imputati anche i lavoratori. Solo una parte di essi, sia ben chiaro. Ma pur sempre trattasi di un importante 'novità'. All' interno dei lavoratori, v'è quacosa che non va. Non solo li, certo. Ma anche li. "Mai mobilitazioni inerenti il
lavoro, ovvero la dignità di una persona, di cui anche la nostra bistrattata
Costituzione si fa carico, passano così inosservate. Non ultima quella che vede occupata
la sala consiliare di Airola da oltre un mese. Stanchezza. Solo stanchezza,
sfiducia e smarrimento! Sono anni che si vive di promesse,
illusioni e paliativi. Intanto la questione rimane ancora e sempre in un vicolo
cieco le cui vie di uscita sono intasate da ulteriori problemi sociali che una
cattiva e affaristica gestione politica-finanziaria ha avallato e sottaciuto
per lunghi anni...ora è colpa della Fornero! Solo perchè ha scoperchiato una
pentola stracolma di malefatte di ogni natura? L'unico polo industriale del Sannio
si è disfatto. Lo lasciò intendere -non facilmente- un politico
nazional-sannita presente ad un'adunata assembleare qui ad Airola. I politici, in questi casi, parlano
sempre per sottintesi. Tutto questo è il loro forte, o meglio il loro
linguaggio per “sviare” le difficoltà. Ma nello specifico la realtà è
amara e palese. Oltretutto cosa può rappresentare una vertenza di 400 persone
in un contesto di crisi nazionale che vede coinvolti migliaia di esodati e
soprattutto milioni di giovani che non hanno una prospettiva di lavoro? E con
lo spending review come la mettiamo? E' inutile stare a piangersi
addosso e scaricare le responsabilità sui singoli. Le responsabilità sono di
tutti. Dall'imprenditore che stende progetti privi di una prospettiva di
mercato, allo Stato che elargiva senza una benchè minima garanzia. Le
responsabilità sono dell'onnipotente politico e dell'offerente bancario
sindoniano. Ma la responsabilità l'abbiamo
anche noi, con la mania del posto in casa e, mal che vada, l'integrativo di
cassa, i risparmi e le pensioni di papà e mamma a cui si aggiunge il classico
lavoretto nero. Insomma, un modo tipico campano
meridionale che tanti guai sta procurando a chi ha maturato un pieno diritto e
non può accedervi per deficit di cassa. Ma ora la misura è colma, si prenda
finalmente coscienza che i grandi poli industriali prendono destinazioni i cui
costi e, soprattutto, le burocrazie sono ben diversi dai nostri. E allora, che fare? Nella nostra Valle ci sarebbe -se
recuperata- tanto ma tanto da fare. Ma dov'è il politico in grado di darci una
mano in questo? Non dimentichiamo che il mondo non
è solo qui. L'Italia, l'Europa e le emergenti nazioni sono alla portata di
tutti. Tutto ciò potrebbe rendere la vita più interessante, più incisiva, più
libera da vincoli affaristici. La dignità è sacra!"
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