Un
tripudio di folla, tra tanta curiosità e condivisione. Si chiude con un
bilancio nettamente positivo, nonché con
un trend in decisa crescita, la III edizione di ‘Monte Taburno.
Dal
brigantaggio ad oggi’. La manifestazione – organizzata dall’ associazione
‘LaGala’, avente sede in Laiano, frazione di Sant’Agata dei Goti – si è
articolata attraverso una tre-giorni di rievocazione e di esaltazione del
patrimonio di locali tradizioni. Un modo – vale a dire – per esaltare il patrimonio
culturale-come dagli avi tramandato- spaziando dalla gastronomia alle note
delle cantiche popolari. Così, in un mix di gran folclore, gli avventori – si
stima addirittura più di 2.000 persone in tre giorni – hanno percorso un
itinerario nel tempo tra pietanze e sapori tradizionali e note d’allegria. Sullo sfondo, però, sempre loro. I briganti,
al cui cognome si richiama il nome dell’ associazione. Cipriano e Giona La Gala
erano a capo di un manipolo di uomini che
seminò terrore tra Cancello, Arpaia e Sant’Agata dei Goti. E proprio nel
territorio di tale ultima, datasi alla ‘macchia’ del monte Taburno, la banda da
loro guidata fece per lungo periodo base strategica. Li, in quei luoghi,
consumarono l’efferato delitto di don Giacomo Viscusi - parroco dei Paolini, altra contrada
santagatese – e dell’ ex galeotto Francesco De Cesare, del cui corpo –
addirittura – fecero banchetto. Quello dei briganti, tuttavia, è solo una base
di partenza – da cui i laianesi prendono prezioso spunto - per ramificarsi in
un viaggio che mette indietro le lancette del tempo. Di un secolo e più. Nessuna
intenzione di critica o di giudizio, tuttavia, anima i protagonisti del ‘La
Gala’. Il loro intento è solo quello di far rivivere la cultura dei propri avi.
A Laiano si è rievocata la storia, tra le cantiche del maestro Erasmo Petringa,
quelle del gruppo ‘Basso Lazio’ ed, ancora, del ‘Trio Tarantae’. Con delizia
delle orecchie e dei palati, felici – tali ultimi – di tuffarsi in ‘pacchè 'e
faggìòl’, ‘panecuòtt’, ‘zuppa 'e faggìòl cu uoglìo crud’, ‘carne 'e vìtèll 'a
pìzzaìòl’, ‘trìppa 'e vìtèll cu pummarola’ e – concludendo – ‘a crapa cu 'o
sugo’. Grande soddisfazione viene espressa dagli organizzatori, cui va un
plauso particolare – unitamente alla locale amministrazione, che ha fornito il
proprio supporto- per aver risollevato dall’ oblio quello che è – piaccia o
meno – uno spaccato della vita del luogo.
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