Giuseppe Fortunato - da 'Il Sannio Quotidiano'
Quale
futuro per la sanità santagatese. Se lo chiede una comunità intera, preoccupata
da ciò che - allo stato – non decolla ed altro, invece, che – perfettamente
funzionante – viene modificato nelle sue funzionalità.
Quale futuro, appunto? Il
‘Sant’ Alfonso Maria dè Liguori’- perla per struttura e dotazione di macchinari
– è, allo stato, una immensa incompiuta. Cardiologia ed Oncologia sono – ad
esempio - ancora confinati in una sorta
di limbo, nonostante il tenace impegno e la professionalità degli operatori presenti.
Qualità che danno pregio allo specifico reparto, ma che andrebbero - in modo vitale – supportate dalla
implementazione di ulteriore personale. La Terapia Intensiva, invece, è del
tutto mancante. Ed un ospedale senza tale prezioso comparto è un po’ come un
ristorante senza cucina. Quel po’ che abbiamo, però, si è anche temuto di
perderlo. I montiani tagli, infatti, parevano dover dare una bella sforbiciata
al nuovo nosocomio. Una beffa tremenda – sarebbe stata – dover salutare questa
creatura nata a metà, espugnata dopo lotte, dibattiti, incatenamenti e due
inaugurazioni. Ma – consentitemi la provocazione – il tanto cattivo Monti
avrebbe avuto torto nel tagliare ospedali come quello santagatese? Me lo chiedo
con un groppo in gola: la spesa del San Pietro è giustificata – in toto – dal
servizio erogato? Allo stato, probabilmente, no. In potenza, forse,si.
Desumendo – tale ultima conclusione - dalle dotazioni infrastrutturali ed
elettromedicali già presenti. Ecco perché si impone la lotta – anche mediatica
– per conquistare un vero ospedale. Che sia eccellenza, che si erga a
riferimento per le due Valli. Allo stato, riassumendo, il problema è di tipo
quantitativo. Legato, cioè, alla esiguità di personale. Devono, cioè, arrivare
nuove professionalità. Impossibili da assumere attraverso il blocco delle
assunzioni. Possibili, invece, tramite dei procedimenti di mobilità. Ovvero
trasferimenti. Fino al 30 giugno era, però, in essere un primo decreto che
bloccava le mobilità. Esso, poi, con successivo decreto – il numero 76 del 29
giugno- è stato prorogato fino al 30 settembre. Se non si sblocca il blocco
delle mobilità – perdonate l’ incidente di parole – nessuna nuova figura potrà
giungere dalle parti di località San Pietro. Non potendo – così - aprire i
battenti la Terapia Intensiva- attraverso la acquisizione di anestesisti -né essere incrementate le fila di Oncologia
e Cardiologia. Tuttavia – trapela d fonti alquanto attendibili – molto
difficilmente si dovrebbe assistere ad un ulteriore decreto di blocco delle
mobilità. Vale a dire – in altri termini – che dal 1 ottobre si potrebbero
aprire importanti prospettive di miglioramento per il neonato nosocomio
saticulano. Capitolo Coltivatori Diretti. Un servizio che gira in modo
efficiente, rappresentando un piccolo vanto per la sanità sannita. Dal 1 agosto
– però – come disposto da recente circolare – il servizio elargito a via Starza
dovrebbe essere spezzettato. Una parte rimarrebbe ove sta, mentre la maggior
parte di quanto ora in essere – le prestazioni ambulatoriali in blocco –
dovrebbe migrare proprio al ‘Sant’Alfonso Maria dè Liguori’. Come anche da noi
sottolineato, tale frammentazione finirebbe per creare disagi all’ utenza,
costringendo questa ad un ping pong tra i due plessi distanti 4 chilometri
circa l’ uno dall’ altro e mancanti di reciproco collegamento. Se prima,
quindi, l’ iter si esauriva tutto nella struttura del centro, da agosto in poi le
cose si complicheranno un tantino. Tuttavia – come emerge alla nostra
conoscenza – entro il 2012 tutti i servizi oggi erogati a via Starza dovrebbero
transitare a San Pietro. In tale ultima sede, inoltre, sarà in funzione - sin
da subito - la cassa per pagare le prestazioni ambulatoriali unitamente a
quella automatica. Così come – in tempi stretti – dovrebbe essere possibile –
direttamente dallo studio del curante, all’ atto di emanazione della ricetta –
poter prenotare la visita ambulatoriale grazie ad un sistema al quale potrà
accedere lo stesso medico di base. Ciò che, tuttavia- preme precisare - è la
intenzione – che ci vien data come seria e decisa – di trasferire entro il
corrente anno tutto quanto erogato a via Starza presso il Sant’ Alfonso.
Sperando che la fase di spezzettamento sia la più esigua possibile, onde
ridurre al minimo i disagi che – inevitabilmente - si verranno a determinare
per l’ utenza. La logica sarebbe, quindi, quella di dare pregio alla nuova
struttura santagatese, nulla perdendosi in uscita verso Montesarchio. Da cui –
ma questa è nostra fantasiosa ipotesi, non supportata da informazione alcuna –
potrebbe giungere qualcosa nei ‘liberati’ ‘Coltivatori Diretti’ .Via Silone a
Montesarchio – con decorrenza 1 settembre – chiuderà, infatti, i battenti. In
cerca di nuova sistemazione, pertanto, vi sono –tra le altre - la Unità
Operativa Veterinaria ed il Dipartimento di Salute Mentale.
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