da il vaglio.it
In riferimento a
quanto emerso in questi giorni relativamente ai nuovi standard per l’assistenza
ospedaliera, oltre alla già dibattuta ipotesi di chiusura del Presidio
Ospedaliero di S. Agata dei Goti, il Sannio a rischia di subire un altro e
ancora più grosso danno”: a scriverlo e
il consigliere comunale cittadino ed esponente ell’Udc, Oberdan Picucci, in una
nota odierna che così prosegue: “Le tre case di cura private Gepos, San
Francesco e Santa Rita rischiano di dovere chiudere in quanto non in possesso
del requisito degli 80 posti letto fissato dal Governo come base per la
sopravvivenza delle strutture private. Tale provvedimento è assolutamente privo
di ogni logica, in quanto a fronte di un ipotetico taglio di circa il 65% delle
case di cura presenti su tutto il territorio nazionale non solo non si avrebbe
un contenimento della spesa pubblica, ma di contro si creerebbero immensi
disagi assistenziali e un improponibile dramma occupazionale con conseguente
danno a tutta l’economia locale già di per se in profonda crisi.
Da una parte, infatti, stiamo parlando di tre strutture che
da decenni garantiscono una assistenza basata sulla eccellenza, con un utilizzo
dei posti letto intorno al 100%, rivestendo per il nostro territorio
provinciale un riferimento non solo in termini assistenziali, ma anche da un
punto di vista occupazionale.Stiamo parlando di oltre 500 persone che
rischierebbero la perdita del posto di lavoro in caso di chiusura delle
strutture in questione e che, sommate alle quasi 250 della Fondazione Maugieri
che rischiano la mobilità a a partire già dai prossimi giorni, rappresentano
una problematica che deve richiedere un impegno politico immediato, realmente
fattivo e assolutamente bipartisan. Pertanto, la segreteria provinciale
dell’Udc di Benevento investirà della problematica la propria rappresentanza
nazionale, così come l’auspicio è che la intera deputazione locale,
indipendentemente dal partito di provenienza si adoperi per evitare
l’attuazione di tale provvedimento, nel rispetto di una tradizione di
eccellente qualità che le nostre case di cura possono vantare, nel rispetto di
una comunità che non può vedersi privata di queste strutture sia come garanzia
assistenziale che come garanzia occupazionale per 500 persone, nonché per
scongiurare l’ennesimo danno ad una economia locale già martoriata e priva di
prospettive”
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