Cirignano, Moiano e Bonea: Vico Equense parla caudino


(Sannio Quotidiano 19 Aprile 2019, Giuseppe Fortunato)
C'è un pezzo di mare nel cuore della Valle Caudina. C'è un pezzo di Penisola sorrentina incastonato nel cuore di “Caudium”.
Un legame che affonda le radici in una millenaria storia e, molto probabilmente, nell'epoca in cui i Saraceni, a cavallo tra l'800 ed il 900 dopo Cristo, presero a razziare le coste dell'odierna Italia.
Un filo conduttore, si diceva, è quello che lega in modo incontrovertibile la cittadina di Vico Equense con le realtà che si sviluppano alle pendici del monte Taburno.
Ed il motivo è immediatamente spiegato.
Vico Equense, cittadina della provincia di Napoli tra le più rinomate per le peculiarità del territorio, dal paesaggio ai sapori, presenta 20.000 abitanti ed una superficie distesa tra il capoluogo e ben 13 frazioni. Ed è proprio nel nome di queste che si annida il “sospetto”: tra le 13 figurano, infatti, quelle di Bonea, di Moiano nonché di Arola.
Oltre alle frazioni, un'altra area molto considerevole di Vico Equense, che non ha tuttavia dignità di frazione ma di “semplice” contrada, è quella di Cirignano.
Quattro nomi identici (abbuonando la sottile differenza Airola-Arola) a quelli di altrettante cittadine del nostro entroterra, poste l'una a ridosso dell'altra a creare una lingua di continuità territoriale. E la casistica potrebbe essere ancora più ampia se alla serie si aggiungesse il nesso tra la frazione Seiano di Vico Equense e quella di Saiano di Sant'Agata de' Goti.
Una coincidenza che tale non è.
Un nesso tra Valle Caudina ed il ridente Centro della Penisola sorrentina vi è ed è incontestabile.
Ma chi – ci si può chiedere – deriva da chi? Furono quelli dell'entroterra a spostarsi verso il mare e a ricreare nei nuovi luoghi toponimi riproducenti le terre di origine o il percorso fu inverso?
Pare ovvio che quest'ultimo itinerario “mare-verso terra” sia quello più consono dal momento che, generalmente, erano coloro i quali abitavano sulle coste a spostarsi verso l'entroterra per sfuggire alle scorribande dei Saraceni che, nei richiamati anni tra l'800 ed il 900, imperversarono anche sulle coste dell'odierna Campania.
Ed appare quindi verosimile che i “vicani” di quelle frazioni dovettero cercare riparo nelle zone interne per sfuggire a quelle scorribande.
Tanto più che, guarda caso, le fonti attestano solo dopo il 900 la comparsa su atti ufficiali dei nomi cittadini Moiano e Bonea.

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