"Il grande Sant'Agata", cinquant'anni dopo

(Sannio Quotidiano Domenica 14 Luglio 2019) 
“Una giornata indimenticabile, irripetibile”.
Arturo Mongillo, avvocato santagatese, ricorda ancora vivi, scalfiti sulla sua pelle, i ricordi di quella giornata di quasi inizio estate.
Tre gol rifilati alla malcapitata Arzanese regalarono ai goti la vetta del Campionato di Promozione ed il conseguente salto in serie d.
La prima volta, anche l'unica per i colori di casa.
Era l'apice di una scalata che era iniziata diversi anni prima – perchè da queste parti il calcio, che ha visto suoi figli quali Stanzione e Iannucci eccellere a livelli “prof” - è stato da sempre mangiato insieme al pane.
Trenta maggio 1969, mezzo secolo tondo tondo è passato da quel giorno che assistette all'approdo nel torneo sovraregionale del “grande Sant'Agata”.
E quel momento sarà opportunamente celebrato con un momento di confronto che si svilupperà nella giornata odierna presso un'attività locale.
A promuovere il momento lo stesso Mongillo che, oltre ai ruoli rivestiti in ambito politico, vanta un palmares significativo anche nel settore pallonaro essendo stato tra i fondatori nel 1972 dell'Aic, presidente tra il '72 ed il '99 della dimensione campana della stessa associazione nonché per due volte vicepresidente provinciale del Coni.
Oggi, quindi, il ricordo di quel memorabile momento. Saranno presenti l'avvocato Mario Collarile, il giornalista Sergio Troise, l'onorevole Cosimo Sibilia e l'avvocato Giulio Jacoviello.
La “d” giunse a culmine di un percorso che era iniziato nel 1966, allorquando era stata fondata l'U.S. Sant'Agata, sebbene il calcio, a queste latitudini, era stato masticato sin dagli anni Trenta. Il Presidente Ugo Ievoli, il Vicepresidente Giovanni D'Onofrio Canelli, il Segretario Giovanni Maddaloni, l'allenatore Antonio Peluso ed il suo “secondo” Carmine Vitolo. Pilastri di un'impresa, di un'esperienza che proiettò la “perla del Sannio” tra eccellenze del calcio meridionale quali Benevento, Turris, Paganese, Savoia, Angri, Nocerina, Castrovillari, Battipagliese, Portici, Cavese, Ischia Isola Verde, Maddalone, Terzigno, Sessana, Campobasso e Juve Stabia. Una favola che durò due anni. Ma che fu bandiera di una Sant'Agata de' Goti splendida nella sua genuinità e nella sua unione

Estate 1969, Mongillo e il calciomercato in casa Milan

“Arrivai a Milano dove a prelevarmi c'era una vettura messa a disposizione del Milan. Andammo in società e ad attendermi c'erano l'allora Presidente dei rossoneri, Federico Sordillo, ed il Responsabile del settore giovanile, tale Cesare Maldini”. 
Un aneddoto di inizio estate 1969 quello che il giovane Arturo Mongillo consegna a “Il Sannio Quotidiano”. 
La “mission” dell'avvocato santagatese, allora braccio destro del duo Ievoli-Canelli, era quella di chiudere con la gloriosa società calcistica il prestito di alcuni giovani da portare a Sant'Agata de' Goti. 
Il tutto per dare spessore alla formazione che era ai nastri di partenza della “d”. Come poterono i santagatesi osare tanto? C'era un risvolto significativo. 
Il presidente del Milan del tempo, infatti, il già citato Sordillo, era nipote del parroco di Bagnoli di Sant'Agata de' Goti, don Michele Sordillo. 
Una corsia preferenziale che i sanniti sfruttarono alla grande portando in provincia di Benevento, direttamente dal vivaio rossonero, i vari Fornatari (portiere), il terzino sinistro Brambilla, il libero Stucchi, il centrocampista Scala (fratello del futuro allenatore parmigiano Nevio). 
Pedine di rilievo che si affiancarono ad altri innesti avuti grazie all'allora mister Peluso quali Ciro Lubrano dalla Puteolana, Mario Amato – poi sposatosi a Sant'Agata de' Goti – il profugo istriano Zabel, fortissima ala sinistra, ed il napoletano Mario Russo. 
Quanto al presidente Sordillo, lo stesso – cugino del notaio Milano di Sant'Agata de' Goti – fece significativa carriera divenendo presidente della Figc. E lo fu durante uno dei momenti più alti del nostro calcio, quello che coincise con il Mundial 1982 

Enrico Prota “Il giorno della promozione? Lo ricordo come fosse ieri” 

“Ricordo quel giorno quasi come fosse ieri. Gli spalti del campo, allora sistemato nel bel mezzo del paese dove oggi si svolge il mercato domenicale, erano gremiti di gente. Fu una grande giornata di festa, memorabile. Un momento di orgoglio per Sant'Agata de' Goti e per i santagatesi”. 
A parlare – tuffandosi in un viaggio nel tempo all'indietro di mezzo secolo - è Enrico Prota, unico santagatese a far parte, da titolare, della rosa della formazione che militò per due stagioni in serie d. Uno che si è fatto tutta la trafila di quella memorabile ascesa partendo dal gradino più basso della Seconda Categoria, quando aveva appena 16 anni, fino ad approdare, promozione dopo promozione, nel paradiso del torneo interregionale. 
Corre il pensiero a quella giornata di inizio estate. Mezzo secolo addietro. “Un qualcosa di irripetibile”, ricorda l'ex trequartista. 
Polmoni, corsa a tutto campo per novanta minuti, Prota aveva anche piedi molto raffinati. Un numero 10 capace anche di tanto sacrificio che, poi, vide premiate le sue qualità militando anche nella Juve Stabia per cinque anni, in serie d, e, poi, in prestito al Benevento. 
Quindi Acerra e Grumese prima di chiudere con l'Alba Sant'Agata. Nella rosa di quel biennio, in realtà, vi era anche un altro saticulano. 
Si tratta di Claudio Lubrano che in quella squadra era il portiere di riserva e che nella seconda annata ebbe anche l'onore di qualche presenza.

“Pirulì”, col treno dalla Germania per vedere le partite

Ma che ne sapete voi di Mimì Parlato, universalmente noto come “Pirulì”? 
Che ne potete sapere, voi, di un emigrante che si sobbarcava nottate in treno per venire ad ammirare i suoi colori? 
Una storia lontanissima dal nostro immaginario quella che ci consegna la galleria dei ricordi di quegli anni di passione. 
Una recente immagine di "Pirulì" con altri tifosi
Perchè quegli anni di gloria non possono prescindere, al di la di chi calpestava il terreno di gioco, dalla rievocazione di quanti gremivano, in casa e fuori, le gradinate pur di sostenere i propri beniamini. 
“Pirulì”, racconta la “leggenda”, lavorava in Germania, a Monaco di Baviera. 
Ma quando capitava la partita casalinga prendeva il treno, di sabato, affrontava ore di treno e arrivava nella sua Sant'Agata de' Goti. Per poi ripartire, subito dopo. 
Quando la passione è sacrificio, incomprensibile per quanti, oggi, hanno il calcio – con annessi video, immagini, dati – a portata di tasca e di smartphone. Un tifo caldo, sintomo di un'identità cittadina che era forte. 
Di una cittadina coesa. Lino Novizio, Giovanni Pollastro, Giuseppe Cesare, Filippo Di Matteo, Lino Iannotta, Franco Russo. E tanti altri ancora. Quelli che piazzarono uno striscione “I Goti sono nati guerrieri” sulle gradinate di Benevento, campo appena espugnato dai santagatesi: un derby che rappresentò uno dei momenti più alti di quella epopea chiamata serie d

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