Fausto e Iaio: 33 anni senza giustizia


E’ la storia di gente del Sud che, negli anni sessanta e settanta, partiva, spesso per non tornare più, dal colorato e povero Meridione alla volta delle grandi città del Nord.
Nel grigio di periferie tristi ed operaie, alla ricerca di un nuovo motivo di speranza, auspicando per i propri figli una vita migliore delle proprie.Trascorse silenziosamente dentro umili divise nelle catene di montaggio o sulle impalcature delle Torino e Milano lanciate a gran velocità nella corsa industriale.Così è stato anche per la  famiglia di Iaio, Lorenzo Iannucci, partita da Telese nel 1970, con in valigia il sogno di donare a quel bimbo di dieci anni le basi per una vita  felice.
Ma il loro bimbo, otto anni dopo, non si sarebbe più alzato da un marciapiede nel centro di Milano.Le  lancette della vita di Lorenzo si sarebbero fermate per sempre alle 19:58 del 18 marzo 1978.Con lui l’ amico Fausto, inseparabile anche nella morte.Dopo trentatre anni non vi è un colpevole ma solo tanti interrogativi.Nessuno ha pagato, eppure  furono in tre a sparare contro quei due ragazzi otto proiettili Winchester, calibro 7,65. Il tutto in via Mancinelli, di fronte al cancello di ferro della Sir James Henderson School.Due degli esecutori indossavano un impermeabile bianco, il terzo un giubbotto marrone.Le loro pistole infilate in sacchetti bianchi.Iaio morì subito, Fausto qualche minuto dopo. Nessuno dei due ragazzi pronunciò alcuna parola, neppure un’ invocazione di aiuto. Altrettanto fecero gli assassini che fuggirono nel silenzio, avviandosi verso via Leoncavallo.Questo, almeno, fu ciò che vide la testimone Marisa Biffi, li presente con le sue due figlie minori Alessandra e Cinzia. Perchè morirono?I due ragazzi non erano tesserati con nessun partito, ma frequentavano il centro sociale ‘Leoncavallo’.Di rivendicazioni ve ne furono diverse.La più attendibile venne ritenuta quella riconducibile al sedicente Esercito nazionale rivoluzionario NAR - brigata combattente Franco Anselmi. Tanti furono gli indiziati, tutti gravitanti nell’orbita della destra milanese.Corsi, Bracci, Carminati.Tanti indizi, nessuna prova.Sembra che i due ragazzi stessero conducendo approfondite indagini (con interviste sul campo, registrate meticolosamente su nastri, poi trafugati misteriosamente dopo la loro morte) sul traffico di eroina e cocaina nel quartiere di Lambrate Città Studi.Giri gestiti da potenti ambienti della malavita organizzata.La loro fu una esecuzione, non affatto il drammatico esito di una lite degenerata.Sulla scia della loro morte si pose il giornalista dell’ l'Unità Mauro Brutto.Questi raccolse elementi sul delitto di Via Mancinelli, nel tentativo di capire se, e a quale verità, erano pervenute le vittime. Non finirà bene neanche lui.In novembre qualcuno gli sparò tre colpi di pistola senza colpirlo. Il 25 novembre, dopo cena, Brutto aveva appuntamento con una sua fonte. Lo videro entrare in un bar di via Murat, uscire, attraversare la strada. A metà della carreggiata si fermò per far passare una 127 rossa. In senso inverso arrivò una Simca 1100 bianca che lo investì senza soccorrerlo.Furono svolte, come riferirono le cronache del tempo, poche e veloci indagini: il borsello del giornalista verrà ritrovato senza il suo contenuto, un vero e proprio dossier.E su Iaio e Fausto nessuna verità ancora è emersa a dar onore alla loro giovane vita.

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