Sant' Agata dei Goti: numeroso pubblico per Falanghina Felix, ma il centro storico è carente


Fiumi di persone hanno affollato il centro storico santagatese in occasione della due giorni di Falanghina Felix, rassegna enologica nata dieci anni fa da una iniziativa di Camera di Commercio e Provincia di Benevento.Come ogni anno, anche questa edizione 2011, tra degustazioni e spiegazioni di competenti sommelier, ha rivitalizzato dal consueto torpore stradine e vicoletti della parte antica. Auspicando di trattenere a lungo la manifestazione enologica nella nostra cittadina già orfana, a partire da questa estate, del Sannio Film Festival. Il week end della Falanghina ha restituito il sorriso agli imprenditori locali. Le strutture ricettive hanno gongolato guardando le code di persone in attesa all’ esterno dei rispettivi locali. E, ulteriore nota positiva, si è registrata anche la parvenza di un turismo di buona qualità. Passi la metafora, Falanghina Felix è una sorta di palla di cristallo, dentro cui guardando, si può vedere cosa rappresenterebbe per la comunità un adeguato sviluppo turistico. E non parlo di un turismo che si esaurisce in 48 ore, bensì di flussi costanti spalmati su, almeno, 180 giorni dell’ anno. Il dato reale, purtroppo, presenta una forbice ancora troppo ampia tra ciò che è e quel che potrebbe essere.
Saremmo ripetitivi, ma non ci stancheremo mai di sottolineare l’ entità, qualitativa e quantitativa, insita nel bagaglio storico-archeologico della nostra comunità. Un potenziale semplicemente immenso che rimane ancora sommerso, e con esso le possibilità di sviluppo ad un suo recupero connesse. Il sogno rimane sempre quello di un museo archeologico capace di radunare la miriade di suppellettili (nell’ ordine delle migliaia, vaso di Assteass in primis) emerse dal suolo santagatese che, invece di portare ricchezza alla nostra terra,rimpinguano le casse di musei nazionali ed europei.Ma prima andrebbe individuato un luogo preposto ad accogliere il materiale. E se un Museo non si può edificare ex novo,si può pur sempre adattare una sala espositiva in quelle parti del Castello medioevale (anch’esso da recuperare) ancora di disponibilità comunale. Ma, allo scopo,sarebbe utile ache l’ ex carcere, sito alle spalle dello stesso Castello, o la bellissima struttura che,a piano terra,ospita l’ufficio anagrafe.Non vogliamo galoppare con i sogni,pur consapevoli che la vera rinascita di Sant’Agata dei Goti risiederebbe tutta nello sfruttamento del patrimonio di casa.Ma, insistiamo sul punto, se Falanghina Felix ha fatto sorridere le casse dei ristoranti e dei bar per due sole sere, un vero rilancio turistico porterebbe il sorriso tutto l’ anno.E fiorirebbe sempre nuova imprenditoria, consentendo ai nostri giovani, costretti oggi a cercare possibilità a centinaia di chilometri da casa, di divenire i datori di se stessi. Nell’ attesa di un’ amministrazione che prenda in considerazione il punto, e che troverebbe sicura condivisione anche nelle opposizioni, partiamo da progetti più prossimi.La manifestazione enologica e le connesse numerose presenze hanno palesato la deficienza di troppi servizi nella zona storica.Quelle mancanze già sottolineate, prima della stessa manifestazione,nel corso dell’ultimo consiglio comunale, dal coordinatore cittadino del Pdl nonchè consigliere di opposizione,avvocato Pietro  Farina.Un rilancio turistico,si diceva,deve per forza di cose passare da una rivalutazione del centro antico.Se la superficie cittadina è di 64 kmq, molta della quale di stupenda campagna, è anche vero che i vicoletti della zona vecchia sono la reale vetrina del paese.Ebbene: le persone estasiate per il paesaggio e le bellezze di quella che viene definita, non a torto, la Orvieto del Sud, ben si sono trovate a disagio quando si sono inoltrate nella parte più interna, in ispecie in quella al di la del Duomo.Troppe le aree sprovviste di una degna illumi n a z i o n e , molti i vicoletti immersi nel buio più pesto. In alcuni dei quali, complice la poca luce, appunto,non è rado imbattersi in antipatici calpestii.Senza voler far menzione della mancanza di bagni pubblici (troppo distanti quelli siti nell’ ex campo sportivo) e della necessità di personale qualificato, dislocato in punti strategici, deputato a fornire informazioni ai turisti. Sempre in tema di tesori nascosti, penso al meraviglioso dedalo di cantine che costituisce la Sant’Agata sotterranea e circa il quale andrebbe pianificato un discorso con i privati .Ma, ancora, non possono non essere menzionate le tante chiese, molte delle quali custodi di pregevoli opere, che troppo spesso ‘accolgono’ i visitatori con i portoni sbarrati. Cosa dire,proseguendo, degli appartamenti di Sant Alfonso, altra potenziale fonte di attrazione, inspiegabilmente e gelosamente preclusi alla visita pubblica. Ma su quest’ultimissimo punto l’ amministrazione comunale ha un ruolo abbastanza relativo.Senza entrare nel complesso argomento dell’ isola pedonale e della interdizione al traffico automobilistico, si palesa l’ allarmante dato relativo alla e c c e s s i v a (numericamente parlando) chiusura di attività commerciali. Sta a significare che il flusso di persone, in modo p a r t i c o l a r e quello non santagatese, è scarso e non vi è entrata economica soddisfacente. Ed è assurdo che ciò accada in un paese che ha l’ oro dentro i suoi muri e nelle sue pietre.Ma che nessuno si decide a tirare fuori. Vi sono realtà che hanno costruito, disponendo di molto meno in quanto a patrimoni artistici, ingenti ricchezze puntando fasci di luce su pochi ruderi.Questione di mentalità ed organizzazione.Urge, in definitiva,una scrollata, una seria politica di rilancio e di programmazione adeguate ad un paese dalla storia millennaria e che non si accontenti di veder ristretto il clou delle visite in sole 48 ore

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