Airola: a 95 anni dalla nascita di Angelo Raffaele Capone

Angelo Raffaele Capone (23 Dic. 1916 - 02 Gen. 1980) non appartenne, fortunatamente e felicemente, a quelle frange snobistiche di pseudointellettuali, che l'ebreo-polacco Lec apostrofava con sovrana ironia, come i dignitari della letteratura. Per converso, fece parte di quella famiglia di discepoli e dissidenti, germogliati dalla feconda pianta crociana. Capone annodò e coltivò amicizie con Giuseppe Toffanin, Domenico Rea, Vincenzo Cardarelli, Giuseppe Ungaretti: proprio quest'ultimo lo incontrò più di una volta a Roma e a Firenze, dove intrecciò una relazione mentale confluita nel saggio del '67, Aspetti e problemi nella poetica di G. Ungaretti. Storico e critico letterario di levatura europea (docente di Lingua italiana all' Università di Sofia e Svistov in Bulgaria), rientrò, dopo la prestigiosa parentesi accademica in Italia, allo scoppio della seconda guerra mondiale. Nato ad Arpaise, ma acclimatatosi ad Airola da vincoli sentimentali e professionali, dove insegnò e diresse il locale Liceo Classico fino alla sua morte. In queste terre sante e stregate del Sannio beneventano, si tenne lontano dagli odî provinciali covati nelle tane dell'inettitudine e della iattanza, dalle infingarde convenzioni sociali, dalle ignominiose conventicole dell'arte: trascurando, altresì, di fronteggiare, per umiltà e pietà, gli attacchi precipitosi e untuosi della mediocrità e le melliflue blandizie dell'ipocrisia. Maestro di umanesimo-cristiano, possedeva una nozione salda, chiara, controllata della letteratura, che viveva come una fede religiosa (che fa pensare a Sainte-Beuve a Port Royal), negandosi ai trasalimenti sarcastici e ai soprassalti scettici. Dotato di un ampio e arioso ventaglio di conoscenze dottrinarie, sussidiate da uno straordinario mordente interpretativo, che coincideva con una prosa nitida, fluida, armoniosamente equilibrata: rivendicando, in questo modo, la funzione criticamente militante ad una comunicazione letteraria, che trovava il suo sbocco più naturale e immediato nella stampa periodica e quotidiana ( scrisse i primi articoli sulle riviste letterarie "La Ruspa" e "Nostro Tempo"). Buona parte dei suoi studi e delle sue opere, aspettano ancora l'editore di merito per rimuoverlo dal sudario dell'oblio, che lo tiene confinato nel silenzio e, consegnarlo all'eterno paradiso della penna di proustiana memoria. Arturo Olibano

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