Fortore: la guerra non sua di una terra dimenticata

Giuseppe Fortunato Impossibile non continuare a prendere spunto dalle ultime vicende relative alla paventata 'fine' (preludio di un miglior futuro?) della provincia beneventana.
Girovagando sul web ci si imbatte in un paio di missive inviate alle redazioni di testate on line da parte di residenti della zona fortorina.Non sintetizzo i loro contenuti, ma prendo spunto da essi.Ebbene: quanti abitanti dell' area ora menzionata, relegata nella periferia della periferia del dimenticatoio, si stracceranno le vesti per la eventuale soppressione dell' ente provinciale? Credo - e non penso di errare - una percentuale irrisoria. Sono un forte sostenitore della cultura e delle tradizioni in quanto tali, in quanto corpo ed anima di un popolo e della sua terra. Ma, signori cari, in nome di esse - che, poi, chi lo dice che si disperderanno solo perchè non ci sarà più una Giunta provinciale? - non si può continuare a mantenere in vita un fantasma che non produce - e mai lo ha fatto - alcunchè per i propri residenti. Ad un cittadino di San Bartolomeo in Galdo - preso puntualmente in giro ad ogni propaganda elettorale con la tragi-comica storia dell' 'ospedale si apre-non si apre' - cosa può fregare - passi la colorita ma efficace espressione - della fine istituzionale della Rocca dei Rettori? Cosa dire della disastrata viabilità, della chimera 'Fortorina', della equidistanza con Foggia raggiungibile, però, nella metà del tempo che ci vuole per approdare nella matrigna Benevento? E della linee ferrate, anch' esse di serie D? Non si riversino le colpe su Ferrovie dello Stato, Anas e Regione Campania, competenti per le questioni appena citate. Se esse sono state - e lo sono senz' altro state- carenti e lontane, doveva essere l' Ente provinciale a tirarle per il fatidico 'cravattino' richiamandole a maggiore responsabilità. Se, quindi, gli abitanti di quelle zone non lotteranno per mantenere in vita l' Ente della Rocca, avranno le loro valide ragioni. Così come è più che condivisibile la tendenza - già ora riscontrabile -  nel fruire di servizi vari - e meglio seviti - nelle province extraregionali. Perchè - terminando- i fortorini dovrebbero combattere una guerra non loro? La politica deve essere concretezza. Deve dare ai cittadini la basilarità dei servizi essenziali, deve assistere, deve essere prossima alle esigenze di chi rappresenta. E di chi con il proprio voto ne è la linfa vitale. Rido- e mi meraviglio - della demagogia in stile neo-rivoluzionario di qualche signore della politica beneventana che invita al sollevamento delle masse con frasi vaghe e fumose. Lottiamo, piuttosto, per le cose pratiche e tangibili. Viva il Fortore, qualunque sia l' orientamento che i suoi abitanti sposeranno.

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