Antonio Buonomo, una penna che amava la sua terra



Il fascino di Sant’ Agata dei Goti riposa essenzialmente nel prezioso bagaglio di bellezze artistiche artistiche che puntella, in modo particolare, lo scenario irripetibile del suo centro storico.
Inutile ribadire come il potenziale del paese sia sfruttato in modo irrisorio, così come risulta essere altrettanto evidente in che misura un’ opera di generale riqualificazione ed adeguamento potrebbe dare linfa alla stanca economia del territorio, oltre a restituire dignità ai santagatesi stessi. Se gli amministratori del passato non hanno compreso il senso di quanto sopra detto, fortunatamente vi è stato chi ha indagato ed acceso i riflettori sulla storia del nostro paese. Antonio Buonomo è tra i pochi, pochissimi ad aver compreso che l’ anima di Sant’ Agata dei Goti vive nelle sue pietre millenarie, e che una comprensione profonda dell’ oggi deve necessariamente partire da Saticula.Sulla storia Buonomo ha incentrato la propria indagine, ricercando ed indagando con quella passione che appartiene e compete solo alle profonde sensibilità. Nato l’ 8 luglio del 1923, si è spento all’età di 85 anni nel settembre del 2008. Vari gli scritti. Innanzitutto rammentiamo la cura e la traslitterazione di ‘’ Origini della città di Sant’ Agata dei Goti’’ di Rainone, ed ancora “Da Saticula a Sant’Agata de’ Goti”. L’ esame di esse trasuda il profondo attaccamento per il suo paese, nonchè la passione che lo guida nell’ accompagnare, in modo immaginario, il visitatore tra le strade ed i vicoletti del centro. Circa il secondo dei suoi scritti ebbe a dichiarare: “In questo mio lavoro ho speso tempo e denaro, ma lo scopo di questo libro era quello di invogliare i miei concittadini, e soprattutto i giovani, a lavorare per il bene del loro paese”. In questo passaggio si concentra, con tutta probabilità, il senso della sua opera. La sua lettura nell’ indagare, la sua penna nello scrivere, vogliono invitare i concittadini, ed i giovani in primis, a prendere coscienza della grandiosità storica del proprio paese, sensibilizzando sulla unicità di un repertorio artistico che altrove sarebbe stato motivo di vanto. Purtroppo, specie i più giovani, non hanno percezione, non ‘vedono’ i secoli, se non i millenni, che si annidano nei muri che ogni giorno sfiorano. Quella di Buonomo è stata quindi anche e soprattutto una attività di sensibilizzazione, che è figlia di un profondo senso civico. L’ ultima opera , ‘’Guida alla lettura della città di Sant’ Agata dei Goti’’, lascia trasparire, al riguardo, il rammarico per un patrimonio che, allo stato, risulta e s s e r e disperso e lontano d a l l a  c a s a  madre. Con r i f e r i m e n t o a l l e 1 5 0 0 t o m b ee t r u s c h e rinvenute tra i Cotugni e Faggiano, Buonomo lamenta ‘’di tutto ciò a Sant’ Agata non è rimasto un coccio’’. L’ ultima opera, non a caso, si apre con il riferimento mitologico al ratto d’ Europa raffigurato sul vaso di Asteas.Il reperto, fa presente con amaro orgoglio il professore, fu voluto nel bel mezzo della Sala dei Corazzieri dal presidente Napolitano, in occasione del cinquantenario della firma dei Trattati di Roma. Come a dire: un Presidente della Repubblica (non un pinco pallino qualsiasi) ribalta al centro del mondo questa testimonianza della cultura santagatese e tanti santagatesi ne ignorano l’ esistenza, sebbene non per negligenza loro. Paradossale, incomprensibile, probabilmente anche per lo stesso Buonomo. In virtù di tutto ciò l’ autore invoca un turismo che sia di qualità, ispirato a motivi di cultura e non animato dalle ’logiche’ della sagra gastronomica di basso livello, che mortifica e svilisce duemila e più anni di storia. Sant’ Agata dei Goti non è, e non deve essere, il paese delle sagre all’ insegna del caos e quasi gratis. Cosa diversa, sia chiaro, dalle manifestazioni che, incentrandosi sulla proposta dei veri prodotti tipici del luogo, rappresentano una preziosa sfaccettatura della locale cultura e che sono, anche per Buonomo, ‘’testimonianza anch’ esse delle nostre lontane origini ‘’. Ci si deve augurare che il messaggio dell’ autore venga recepito per essere poi tradotto, nel giusto modo, in sede scolastica e nelle sale della politica. E’ auspicabile, ancora, che da una lettura dei suoi testi possa discendere, nei più giovani, la consapevolezza di come sia possibile edificare sui pilastri del passato un grande futuro santagatese. Un ultimo passaggio lo merita, in chiave umana, la dedica che accompagna l’ esordio della ‘Guida alla città..’. Essa recita ‘’..a mia moglie Antonietta recentemente scomparsa.’’.Legami indissolubili, figli di alte, quasi introvabili moralità, che non consentono all’ uno di sopravvivere senza l’ altro.

Commenti