La volontà di cambiare

"L' unica cosa che non cambia è la volontà di cambiare". Un aforisma della nostra adolescenza. Una frase scritta sui muri, o come dedica sui diari scolastici, per testimoniare la tenacia di una generazione che, volendo lasciare alle proprie spalle la improduttiva cultura sessantottina, rivendicava fortemente la propria volontà di guardare avanti nella prospettiva del cambiamento. La costruzione di percorsi di crescita sociale e culturale,  e non la contestazione fine a se stessa, ricercando i valori che aggregano e respingendo la contrapposizione ad ogni costo. Il superamento di ogni posizione anacronistica, per far prevalere il senso di responsabilità di quella generazione che, erede della giovane repubblica nata all'indomani del grande conflitto mondiale, era chiamata dalla storia a traghettarla nel terzo millennio. La tanto anelata voglia di cambiamento è, tuttavia, rimasta soltanto uno slogan. I grandi ideali restano ostaggio del bisogno. La forza di reagire all'ingiustizia è sopraffatta dal ricatto del potere. La libertà delle coscienze rimane un'utopia quando il consenso elettorale è determinato da ragioni che soggiogano le volontà individuali. Rispetto a tanto appare vano ogni tentativo di rendersi interpreti di una proposta chiara, seria, coerente. La credibilità conquistata negli anni attraverso l'impegno operoso ed  onesto non è elemento valutabile per l'affidamento di un ruolo istituzionale. Il sacrificio  di giovani e donne puliti, provenienti dal  mondo del lavoro e delle professioni, non è premiato dall'opinione pubblica. Nella realpolitik risultano vincenti gli affaristi ed i trasformisti, quelli che della politica hanno saputo fare un mestiere, una ragione di vita. E' la storia attuale della nostra Città capoluogo di provincia; è la condizione di tante realtà comunali; è la sconfitta più grande del nostro impegno. Noi, tuttavia, continueremo ad esserci: con il nostro simbolo, con i nostri valori, con la nostra immutata voglia di cambiare, distinti e distanti da coloro che sono stati inghiottiti dalle sabbie mobili della propria avidità. 

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