Madame Milena, la spinta amorosa della lettura

Arturo Olibano Conservo, ancora, con intensa e illibata memoria, il ricordo di una stagione primaverile in cui leggevo come se respirassi. L' incanto di questa visione-sensazione di smarrimento, di vertigine, di palpitante inquietudine, è prodotta solo all' atto della lettura dei romanzi veri, che acquista un sapore non di mera finzione, ma di illuminante fascinazione. Perché l' obiettivo dei grandi romanzieri è sempre lo stesso: chiedono al lettore di pensare da solo, non sostituiscono ai suoi pensieri i propri, facendogli avvertire sotto forma di commozione e spavento l' altro lato delle cose, quello che non si può dire, ma è la sola cosa che valga la pena dire. Non ridurre la narrazione a intrattenimento consolatorio o a penitenziale fatica, ma tentare di schiodare le palpebre del lettore; strapparlo al torpore stagnante, resuscitarlo dal sonnambulismo macerante del quotidiano, facendo crollare i muri della ripetizione ossidati dalla corazza dell'abitudine. Una veglia ebbra e tempestosa, come l' amore di una donna; una forma di resistenza interiore, come la preghiera di uno stoico; una stimolante ed essenziale attenzione, come la bellezza di un'alba.
Leggere Flaubert è stato questo, e molto altro. Così, come, leggendo Emma Bovary, nel rapimento febbrile per i suoi amanti, nello sguardo carico di un desiderio smisurato, nelle fenditure delle labbra prossime al collasso, ho assaporato un' esperienza di allucinante perdizione, un brivido d' innominabile e insanabile piacevolezza. "Si portava il suo libro anche a tavola, e voltava le pagine, mentre Charles, mangiando, le parlava. Il ricordo del visconte ritornava sempre nelle sue letture. Fra lui e i personaggi inventati, faceva raccostamenti. Ma il cerchio di cui egli era il centro gli si allargò intorno a poco a poco, e quella aureola che lui aveva, discostandosi dalla sua figura, si sparse più lontano, per illuminare altri sogni […] Non pensiamo a niente, - continuava lui, - le ore passano. Restando immobili, percorriamo aesi che ci pare di vedere, e il nostro pensiero, allacciandosi alla fantasia, si gingilla fra i particolari o segue i meandri delle vicende. Si unisce            ai personaggi, e ci sembra d'esser noi a palpitare in quelle loro spoglie […] Quanti buoni pomeriggi, loro due soli, all'ombra, in fondo al giardino! Egli leggeva ad alta voce, a testa nuda, rannicchiato su uno sgabello di rami secchi; il vento fresco della prateria soffiava nelle pagine del libro […] Ah, era partito, l' unico incanto della sua vita, l' unica speranza di felicità!"  Ma voi, invece, Madame Milena: "Non paragonatevi più alla Bovary. Voi non le assomigliate affatto! Vale meno di voi, come testa e come cuore; perché è una natura un poco perversa, una donna di falsa poesia e di falsi sentimenti" (G. Flaubert, Lettera a Mademoiselle Leroyer de Chantepie, 30 marzo 1857).

Commenti