Videogames: si gioca con gli occhi!!



Che videogames e giochi al pc non esaltino il movimento fisico, è cosa ben nota. Anzi, medici e ricercatori vari ritengono che una delle cause di obesità infantile sia da ricercare, oltre che nell’ alimentazione scorretta dei piccoli, anche nel poco movimento fisico.
Per intendersi, la vecchia sana abitudine della partita a calcio consentiva di smaltire bene gli eccessi di grasso, contribuendo anche allo sviluppo delle fibre muscolari.L’ evoluzione odierna ha, invece, rovesciato nelle case di mezzo mondo, indipendentemente dal tenore economico delle famiglie, una varietà di giochi multimediali e tecnologici che attaccano i bambini a sedie e poltrone per ore, finendo anche per impigrire i cervelli. E così, piuttosto che spaziare nei prati di erba, si preferisce farlo in quelli virtuali. In questi ‘prati’, però, l’ unico movimento è quello frenetico di falangi, o al massimo di mani, che si affannano su tastiere, mouse e joystick. Ma ben presto, anche questi già minimi movimenti p o t r a n n o essere risparmiati ai pigri bimbi d’oggi. Pare che nuove ricerche rendano possibile giocare anche senza mani, utilizzando solo i propri occhi. Saranno gli occhi a far muovere l’ eroe virtuale o il Messi di turno, sostituendosi al joystick, grazie al solo utilizzo di occhialini e webcam. A fare questa ‘scoperta’ un team di studenti dell’Imperial College di Londra, abili a creare una sinergia tra nervi ottici di chi gioca e sensori del pc.Gli occhiali, dal costo di circa 25 sterline, sono dotati di hardware capaci di proiettare una serie di raggi a infrarossi che comunicano con la webcam, la quale, a sua volta, riesce a tracciare i movimenti degli occhi. Questo tipo di software, per il momento. è stato adattato al videogame P o n g , ma non è da escludere la possibi l i t à che questa venga adattato anche ad altri videogiochi. Fermo stante il pericolo che questa forma di gioco accentui problemi che comunque già si riscontrano oggi in tema di ‘intolleranza sensoriale’ da pc, è auspicabile che la tecnologia possa essere valida base per migliorare, in altre applicazioni di vita, la quotidianità dei disabili.

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