Di questa intellettualità menzognera

Il dottor Arturo Olibano, curatore della rubrica 'Caffè letterario'
Rubrica a cura del dott.Arturo Olibano “Intellettuale, sarà lei!” Così mi è stato risposto da un acuto e lucido sconosciuto (nella Caffetteria del Centro di Tiberio Viola) durante una conversazione che si dipanava e disperdeva tra i fumi soporiferi del mattino. A questa esclamazione di compiaciuto disappunto, vibrata alle mie orecchie come un sentenzioso apoftegma, è seguita una  walseriana passeggiata ‘interiore’, che mi ha indotto a ricercare quell’intellettuale sopravvalutato e sopravvissuto “negli anfratti dei media, negli intervalli della politica e dell’economia, tra le pieghe degli eventi spettacolari […] che ha accettato il ruolo di collaborazionista del Nulla; è passato dalla parte del vuoto, sperando di essere il guru, il celebrante” (M. Veneziani, La sconfitta delle idee, Laterza, 2003). Apparire e non pensare: questa è la formula di sicuro e duraturo successo che, soprattutto nell’intrattenimento-divertimento televisivo, rinviene il suo specchiato modello di riferimento e il suo deformante orizzonte di richiamo costante.
Perché “il modo in cui la televisione presenta il mondo, diventa il modello di come il mondo deve presentarsi” (N. Postman, Divertirsi da morire, Marsilio, 2002). Ma l’edulcorante superideologia catodica, non fa altro che amplificare un malessere scontato e conveniente di bassissima pressione intellettuale: un “Pensiero format discount” (C. Maier, Intellettualoidi di tutto il mondo, unitevi!, Bompiani, 2007). Qui:  non si pensa, ma ci si pensa e ci s’impone con venefica supponenza, dispotica demenza, becera mediocrità, logorroica idiozia, imbarazzante e inconsistente pienezza di sé. Di questo ipertrofico Io-Intellettuale dalla casata coatta delle tribù snobistiche e arrivistiche, ne è pieno il sedicente panorama culturale. Piccolo pedante inàne e banale dalle letture seriali e alla moda (ossessionato da classifiche e graduatorie); sabotatore e sequestratore della coscienza, l’ha venduta alla società-spettacolo del mercato globale che fagocita e ingloba tutto: anestetizzando, imbellettando, mistificando. L’intellettuale medio-menzognero domina incontrastato in questa guerra preventiva alle parole (basterebbe conservarne il senso e il significato) che non sanno “dire al potere la verità del potere” (E.W. Said, Dire la verità. Gli intellettuali e il potere, Feltrinelli, 1995).E, allora, l’unica sacca di granitica resistenza - come il rinoceronte di Ionesco - al caotico ordine del presente e all’avida ottusità dell’intolleranza intellettualoide, è rappresentata dalla capacità di denunciare e lacerare la ‘tela d’illusione’, gettando lo sguardo oltre il sipario che dice: tutto va bene, nessun problema, il mondo è una cosa meravigliosa. Viva il maquillage estetico del nichilismo gaio e appagante! “Ormai il sole splende anche quando piove, la vita è bella anche se è diventata uno spettro malato, e il nuovo Paese della Cuccagna viene spacciato ad ogni angolo di via come il sogno di cui nessuno può fare a meno” (Giuseppe Montesano).

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