Quando Roma entrò nella storia del Sannio


Sanniti e la nostra Saticula entrarono nella storia di Roma a partire dal 354 a.C. Fu in quella data, infatti, che, per difendersi dal comune nemico gallico, i due popoli stipularono un accordo di pace e di comune collaborazione. Tuttavia, la quiete tra i due popoli sarà effimera. I Sanniti, data battaglia ai Campani, li sconfissero sonoramente nella pianura di Capua. Quest’ ultimi, vedendosi schiacciati dal più forte avversario, chiesero soccorso ai Romani i quali, tradendo l’ accordo di appena dieci anni prima, intervennero nel conflitto, timorosi dell’ espansione sannita. Ebbe inizio, in tal modo, quella sequela di conflitti chiamata col nome di guerre sannitiche, e che durerà più di mezzo secolo. Per fronteggiare i Sanniti, il Senato romano pensò di affidare la guida della campagna ai due consoli Marco Valerio e Cornelio Cosso. Entrambi erano uomini di gran valore militare e di profonda sagacia; ciò la dice lunga su quanto i Romani diffidassero del fiero popolo sannita.
Ebbene, il primo dei due consoli piegò la resistenza sannita presso il monte Gaurio (che di fatto è uno dei crateri dei Campi Flegrei), mentre l’ altro cadde in un’ imboscata
presso la nostra Saticula, riuscendo a sottrarsi alla morte ed alla cattura solo grazie alla scaltrezza di uno dei suoi tribuni. La circostanza ora detta è quella universalmente nota come la disfatta delle Forche Caudine, una delle pagine più umilianti che le truppe romane vissero nella loro gloriosa storia. Ebbene, il luogo dove sarebbe avvenuto il fatto ricadrebbe, per celebri scrittori come il Momsen e Cluverio, non già presso Forchia, bensì nel territorio dell’ attuale Sant’ Agata dei Goti, e più precisamente a ridosso dei confini con il comune di Moiano, nei pressi del cosiddetto Vallone degli Anfratti. La geografia della zona suggestionerebbe per tale ipotesi: l’ area presenta, infatti, una striscia di terra stretta in una gola tra due strutture collinari che la sovrastano e quasi si toccano. Un luogo che, data l’ esiguità di tempo passata (secondo i parametri geologici), dovrebbe essere oggi pressoché identica a 2000 e più anni fa. Le fonti, anche quelle che si limitano a descrivere la geografia del luogo senza accostarla ad una precisa comunità territoriale, descrivono il passaggio come sufficiente a far transitare le truppe appena in una sorta di fila indiana, costringendole
ad allungarsi ed assottigliarsi in modo pericoloso nell’ incedere. Ed in effetti i Sanniti, ben consci dei favori che li riservava la geografia, arroccatisi più in alto, liberarono dei massi facendoli rotolare a valle, sia a nord, sia a sud e chiudendovi le truppe romane in mezzo. Dopo questo piombarono dai due lati su questa fila di uomini terrorizzati e colti alla sprovvista. Molti li passarono a fil di spada, tanti altri li fecero strisciare, chini e prostrati, sotto le spade levate verso l’ alto. Siamo a 320 anni dalla nascita di Cristo e Sant’ Agata dei Goti, o meglio Saticula, fu teatro, stante parte della storiografia, di una delle più celebri pagine della storia antica. Cinque anni dopo i Romani, e parliamo del 316 a.C., forti delle alleanze strette con Canosa e Teano, dettero nuovamente battaglia ai Sanniti. Il primo obiettivo di questa nuova iniziativa bellica fu quello di piombare su Saticula per porvi l’ assedio ed espugnarla. Ciò non sarebbe casuale e conforterebbe la relazione tra

il nostro paese e l’ episodio ora detto delle Forche. Saticula dovette cedere al dispiego imponente di forze romane, non aiutata nella circostanza neppure dalla posizione strategica che doveva caratterizzare anche la sua primissima collocazione urbana. I Romani, in ogni caso, non avrebbero potuto tollerare una nuova disfatta per mano di coloro che solo pochi anni prima ,sebbene in concorso con altri , li avevano già una volta annichiliti. E’ per questo che, verosimilmente, a scanso di sorprese, dovettero riversare sui nostri antenati una pressione bellica di rara forza. A suggello del successo ottenuto, Bruto, reduce da una produttiva campagna nella nostra regione, fondò, all’ incirca nel 313 a.C, due colonie: una a Sessa e l’ altra proprio a Saticula che divenne, addirittura, luogo di stanza delle truppe. Siamo alle porte della fase che più marcatamente vedrà
esercitare l’ impronta romana su Saticula. Nel 304 a.C., sconfitti a Boiano, i Sanniti furono costretti a chiedere nuovamente la pace, che fu si accordata ma a condizioni estremamente gravose. Questi dovettero, infatti, cedere la città di Saticula. I vincitori potenziarono nella cittadina la colonia militare già di fatto fondata precedentemente da Bruto. Si stabilì l’ assegnazione di terre ai soldati che, con le loro famiglie, presero ad insediarsi ed a radicarsi in modo sempre più capillare sul territorio. E’ all’ epoca dell’ istituzione di tale colonia che, molto probabilmente, si ebbe la nascita del primo nucleo cittadino sul costone tufaceo. In precedenza, invece, Saticula si doveva sviluppare nella zona sita al di sotto di esso. Tant’ è vero che in fase etrusca essa si sviluppava anche nella zona comprendente gli attuali Cotugni-Paolini. Tutto ciò che si sviluppa, invece, al di sopra del blocco tufaceo, origina dalla fase romana. Il centro storico santagatese, che si svilupperà precipuamente nel Medioevo, trova le sue radici in questa colonia- fortezza militare, datata terzo secolo prima della venuta di Cristo.I travagli per Saticula non sono ancor finiti, ed ancora una volta, sarà la Città Eterna ad influenzarne le vicende. Nella terza guerra, verso il 290 a.C., il console Curio Dentato sconfisse definitivamente l’ esercito sannita, concludendo un cinquantenario di accese contese. Nella circostanza la furia di Dentato imperversò nel Sannio, recando gravi danni alla stessa Saticula.Quando mancavano 270 anni all’ anno zero, le vicende dell’ Italia si intrecciarono con quelle di Pirro, re dell’ Epiro. I Sanniti pagheranno a caro prezzo l’ appoggio fornitogli. Dopo che il re dell’ Epiro fu cacciato dalla penisola, Roma dispose lo scioglimento della lega sannita. Le città che vi appartenevano divennero, giocoforza, alleate di Roma. Saticula compresa.

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