Il girotondo della 'munnezza' beneventana

Percolato libero a Piano Borea. Foto risalente al maggio 2010 da 'Il Sannio Quotidiano'

Avvezzi alle quotidiane vicende di munnezza e delinquenza made in Napoli, si rimane un attimino  basiti allorquando - anche sul verde e mite Sannio - si affacciano quei guaiacci che proprio si riteneva non dovessero mai appartenerci . Quasi che - per grazia divina -  avessimo presunto di esserne naturalmente immuni. Nulla di più errato: in mancanza di un' opportuna politica di prevenzione e di pianificazione,  nulla sarà risparmiato a nessuno. Si pensi allo spauracchio rifiuti: anche la nostra Benevento ha temuto - ad un certo punto - di veder ergersi, con Arco di Traiano sullo sfondo - già ottimo parcheggio, a dir la verità - amene colline di indifferenziata e simili. L' altalena d' eventi, in effetti, è stata da triller: Piano Borea sequestrato, il blocco della raccolta all' orizzonte. Poi no, si va a sversare a Gricignano e a Secondigliano. Ed ancora, il parziale dissequestro di alcune vasche, fino a giungere a quello totale - sebbene condizionato da prescrizioni della magistratura.  L' ASIA che dice di non volerle comunque utilizzare, poi tutto torna 'normale'. Problema risolto a metà, quindi. Bisognerà intervenire - lo ha dichiarato  lo stesso presidente dell' ASIA, Lucio Lonardo - per adeguare quelle aree che sono ancora deficienti in fatto di sicurezza ambientale. Sarà necessario, cioè - incalza il medesimo - porre in essere quegli '' ..interventi strutturali e infrastrutturali che da tempo abbiamo chiesto al Comune. Finora non ci sono stati concessi, non per cattiva volontà del socio unico ma per la onerosità degli stessi..''.  Dal canto suo, il sindaco Pepe (vuoi per astruse logiche procedurali) ordina ad un ente - de facto fantasma - ovvero  il Consorzio BN1, di ''provvedere entro e non oltre 48 ore ad avviare tutte le necessarie attività di emungimento''. Tuttavia, detto Consorzio esiste solo nelle scartoffie, in quanto in mano già da un pezzo al commissario liquidatore. Un ente-fantasma, quindi, privo di qualsivoglia risorsa. Non potrà - in sostanza - mai ottemperare a quanto ordinato dal sindaco Pepe. E di ciò il sindaco è ben a conoscenza, essendo l' ente di Palazzo Mosti l' azionista di maggioranza del Consorzio. Si, azionista di maggioranza. In ogni caso, la richiesta rimarrà inevasa ed il Comune procederà d' ufficio all' intervento in danno al BN1. Tutto già scritto e previsto. Il commissario liquidatore, dottor Carmine Cossiga,  lo conferma ''..di certo non potrà essere il Consorzio a rimuovere il percolato..'' . Così come viene da lui conferma circa il fatto che tutti i livelli istituzionali - dalla Regione a palazzo Mosti - erano edotti circa la debolezza economica del Consorzio. Concludendo: che Piano Borea non fosse un' oasi verde era risaputo veramente a tutti, sin - quanto meno - dai primi mesi del 2010. Risale ad allora, infatti, una testimonianza fotografica di proprietà del Sannio Quotidiano (l' immagine riportata), ove si poteva 'apprezzare' il rigoglioso fluire del percolato. Così come furono diverse e reiterate - sempre al riguardo - le segnalazioni poste in essere dagli enti di protezione ambientale. Tutti sapevano tutto, quindi, ma ci è voluta la magistratura per bloccare gli sversamenti. Perchè nessuno è intervenuto prima per impedire ulteriori danni all' ambiente ed alla salute collettiva? Perchè non c' erano soldi - potrebbe replicare qualcuno. Ma questi benedetti soldi, perchè vengono a finire - domanda sicuramente retorica - sempre e solo quando vi è in gioco l' interesse della collettività?

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