Assaporando i carciofi di Pietrelcina..


Pietrelcina, paese agricolo di antiche origini, arroccato su uno sperone roccioso, posto su un’ansa di un affluente del fiume Tammaro, è riportato per la prima volta in un documento del 1101.
 Caratteristico ed unico è il borgo antico di origine medioevale, concepito come un luogo chiuso, dove ogni singola abitazione, contrariamente alla concezione che comunemente si ha della casa ubicata in un unico edificio, si sviluppava invece in vari punti del paese. Le camere da letto avevano un numero civico ed un’entrata propria. Le cucine presentavano un'entrata autonoma che dava direttamente sulla strada, e così tutte le altre stanze. Quindi il borgo in effetti era un’unica ed enorme abitazione, dove le strade erano i corridoi. Una piccola comunità con una casa comune, luogo di partenza per il lavoro nei campi e punto di ritrovo la sera. Il paesaggio che circonda Pietrelcina è dolce, aperto, con ampie distese coltivate per lo più a grano e tabacco. Terra avara di acqua irrigua, come d’altronde tutto il beneventano, non ha mai permesso lo sviluppo di un’orticoltura florida. Tuttavia, alcuni prodotti ortivi sono diventati vere e proprie specialità. E qui si è affermata e continua, sebbene confinata in un’area molto più ristretta, quella della coltivazione del “carciofo” detto appunto di Pietrelcina. I greci lo chiamavano “Kinara”, i romani “cynara”, gli arabi “al kharshuf”, da cui deriva l’attuale nome. Le proprietà naturali e salutari del carciofo, tipico prodotto della cultura gastronomica contadina, la cui coltivazione viene fatta ancora oggi senza l’uso di mezzi meccanici, sono note a tutti; ricco di fibre e minerali, facilmente digeribile, può essere gustato da tutti e a tutte le età. Dal 1976 i pietrelcinesi ne promuovono la diffusione attraverso una sagra, che si svolge ogni anno, nel mese di maggio. Il borgo, come gli anni scorsi, sarà invaso, da migliaia di persone che attraverseranno il "rione Castello", caratterizzato da case secolari costruite con calce magra e pietra, poggiate sulla viva roccia, addossate le une alle altre; da vicoli e vicoletti, da ripide discese, dalla suggestiva piazzetta - il larghetto del Principe - e dal piccolo sagrato davanti alla chiesa di Sant’Anna, per assaporare i gustosi e prelibati piatti realizzati con il carciofo, tra i quali primeggiano ”le tagliatelle al ragù di carciofo”. Ma l’utilizzo del carciofo non finisce qui, infatti la pianta produce alla sua base un gran numero di germogli, detti comunemente “carducci” che vengono piegati, legati e ricoperti con della terra. I tessuti, cresciuti in assenza di luce, presentano una consistenza carnosa di colorazione biancastra, poveri di fibre. Nella città di Benevento questa verdura, conosciuta con il nome di “cardone”, è molto richiesta nel periodo natalizio, in quanto ingrediente fondamentale per la elaborazione di un piatto tipico “ il cardone”, dal sapore delicato che ricorda quello dei carciofi. Quindi un invito a visitare un borgo caratteristico e a scoprire una cucina tipica, senza dimenticare la misticità del luogo, noto in tutto il mondo per aver dato i natali a Francesco Forgione, al secolo San Pio da Pietrelcina, il 25 maggio 1887 nella casa di Vico Storto Valle, al civico n° 32.

Come arrivare:
Da Nord via Roma: Autostrada A1 uscita Caianello e proseguimento per Benevento, prendere SS. 212 quindi Pietrelcina.
Da Nord via Pescara: Autostrada A14 con uscita a Termoli e proseguimento con indicazione per Boiano – Benevento, prendere SS. 212 quindi Pietrelcina.
Da Napoli - Caserta: Autostrada A1 con uscita a Caserta Sud – Maddaloni poi Montesarchio, Benevento, prendere SS. 212 quindi Pietrelcina.
Da Bari: Autostrada A16 con uscita a Benevento, percorrere tutto il raccordo Autostradale, prendere SS. 212 quindi Pietrelcina.
Da Salerno - Avellino: Autostrada A16 uscire al casello di Benevento, percorrere tutto il raccordo Autostradale, prendere SS. 212 quindi Pietrelcina.
tratto da eptbenevento.it

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