Cerreto Sannita,antica fontana ristrutturata col plexiglas..

FOTO SANNIO WEEK
Giuseppe Fappiano - associazione culturale 'Da sempre per Cerreto'
sannio week

Cerreto Sannita non è solo il paese a pianta “Castra” organizzata a cardi e decumani, o il paese della ceramica settecentesca, e neppure solo la città di arti e professioni oramai dimenticate.


Cerreto è anche la città di antichissima tradizione transumante poiché fornita di pascoli immensi e sorgenti d'acqua copiose che fanno invidia alle verdi terre Irlandesi.
Una realtà che ha permesso al paese medievale di diventare un centro economico nevralgico per lo sviluppo della pastorizia e, conseguentemente, della produzione della lana e dei prodotti da lei derivanti.
Quindi l'attività economica si sviluppava prevalentemente sulle montagne di Cerreto dove da marzo a settembre pascolavano mediamente circa 700.000 pecore oltre a capre, cavalli, muli, asini, cani ecc... per poi transumare a ottobre verso climi più miti nelle Terre d'Otranto, Monte Coppe era un brulicare inimmaginabile di animali e persone. Il cuore pulsante oltre che economico, sociale e multi-culturale poiché attraverso la transumanza si incrociavano lungo il Tratturo, genti di variegate terre. Su Monte Coppe si sviluppa una rete di sentieri che portano su un braccio importante del Regio Tratturo che si collega direttamente sull'autostrada verde Pescasseroli-Candela in prossimità di Bojano.
Ovviamente, a quel tempo, essendo queste montagne molto antropizzate, furono attrezzate con varie infrastrutture per soddisfare i bisogni umani primari che permettessero un utilizzo compatibile delle risorse del suolo poichè quel luogo era fonte di una fiorente economia. Terrazzamenti, muri a secco, recinti, abbeveratoi, ricoveri per i pastori. Tutti manufatti antichissimi costruiti con antiche tecniche costruttive con pietre a secco  che si integravano perfettamente nel contesto ambientale e che lo regimavano correttamente. Fino a qualche tempo fa, prima che si costruisse sul Monte Coppe la strada “Panoramica”, tutto si era conservato in modo quasi sacrale da parte dei pastori. Ogni pietra, ogni casella, ogni abbeveratoio, ogni terrazzamento o muro a secco portava con se il ricordo di chi materialmente lo aveva costruito o vissuto rendendo a loro l'immortalità della memoria dei propri discendenti. Una fotografia senza tempo di ciò che era! Luoghi di grande interesse culturale ed architettonicamente e storicamente importanti. Luoghi patrimonio della “memoria collettiva” cerretese. 
Ora, in un paese dove si professa la “cultura storica”, ci si aspetterebbe che questo patrimonio fosse tutelato integralmente senza modificalo o trasformarlo, dove ogni singola pietra è un pezzo di storia ci si aspetterebbe che tutto ciò fosse protetto integralmente. Ed invece l'amministrazione comunale è sempre intervenuta con progetti ed opere vandaliche devastatrici. Luoghi, fontane, grotte, chiese rupestri, emergenze geologiche da conservare e tutelare e da tramandare ai posteri, rispettandone il valore immenso storico-culturale ed ambientale, ridotti ad una massa informe che ha snaturato completamente ciò che i nostri avi, nei millenni precedenti, ci avevano lasciato in eredità. E quel bene inestimabile così gelosamente conservato e tramandato, anche nella sua povertà di materiali e difetti, era patrimonio culturale di tutti e per questo nessuno aveva il diritto di modificarlo. Un'architettura povera costruita con pietre che la nostra gente ha lavorato a mani nude e con attrezzi di fortuna. Ed invece da più e più anni l'amministrazione comunale di Cerreto Sannita e la Comunità Montana, con un'azione “sinergica” e con interventi “ignoranti”, hanno trasformato luoghi carichi di storia quasi mistica. Fontane, infrastrutture, o semplici ricoveri di pietra di grande valore storico-architettonico ed ambientale inquinati in modo irreversibile. Gli esempi sono tanti e si spazia dalla Leonessa, al Regio Tratturo, al Ponte di Annibale, alla Tinta, alla Fontana Paradiso, al Ponte Vallantico, eccetera eccetera.
L'inquinamento culturale e archeologico che si sta consumando, e che in buona parte è stato già portato a termine, è la sistematica cancellazione delle tracce millenarie della nostra storia e della nostra cultura del Sannio Pentro, contadina, rurale e della montagna. E questo è un crimine storico-ambientale di cui è complice anche il Ministero dei Beni culturali che permette certi interventi e che non ne controlla il risultato finale, permettendo ed autorizzando amministratori, tecnici e ditte non specializzate nel recupero e restauro dei beni culturali ad intervenire indiscriminatamente con interventi che cancellano definitivamente ed irreversibilmente tracce della nostra antica storia.
Cerreto, tra bandiere arancioni (che ci costa 2.500 euro all'anno), organizzazione di eventi farsa, nonché l'esasperata pubblicizzazione della struttura architettonica cerretese, devastata e decadente, e l'enfatizzazione e la cattiva pubblicizzazione della ceramica cerretese, pare, non esiste più nulla mentre “fuori le mura” si devasta. Si dimentica che Cerreto Sannita, se tal è, è perchè l'hanno costruita i contadini, i pastori, gli artigiani che hanno lasciato tracce ed opere che le amministrazioni comunali che si sono succedute hanno utilizzato come materiale con cui costruire il clientelismo politico. In realtà ciò che si definisce “politica” è una massa informe blobbesca che utilizza il territorio senza conoscere e rispettarne la storia. Luoghi che dovrebbero essere semplicemente restaurati, con metodi e tecniche antiche e con materiale autoctono, sono oggetto di interventi che cancellando definitivamente il reperto archeologico. Un po' come se in fase di restauro della Gioconda il restauratore disegnasse sullo sfondo automobili ed aerei. 

I BLACK BLOCK CHE DEVASTANO STORIA E CULTURA

Questo avviene su tutti gli interventi di “Recupero e conservazione.....” come recitano le delibere che l'amministrazione comunale emana per giustificare spese esose per interventi che cancellano al storia. L'ultimo esempio è lo scempio di “Fontana Paradiso” di Cerreto Sannita, dove antiche storie della transumanza si intrecciano con leggende popolari da cui nacque il nome “Fontana Paradiso”. Importo dei lavori per la sua devastazione €. 90.000. Orbene, l'amministrazione Santagata, nella sua opera lanzichenecca, ha pensato bene di smontare pezzo pezzo le pietre dell'antica “Fontana Paradiso”, riassemblandola senza alcun criterio ed inquinandola con materiali provenienti da chissà dove, cancellando così tutto il carico di storia, di cultura e di fascino che quel luogo ha trasmesso nei millenni. Della “Fontana Paradiso”, magari invasa dai rovi, sbilenca ma intrisa della storia che si portava dietro, ora è diventata un'anonima “fontana in plexiglas”.
Ebbene si, come avviene oramai da tempo in questo paese, tutto ciò che viene toccato da un interesse, vuoi politico vuoi clientelare, assolutamente tutto viene devastato e cancellato nella sua originalità. Mai e poi mai l'escursionista o il semplice amante della natura in cerca del suo equilibrio naturale potrebbe mai immaginare che sulla Parata di Cerreto, a mille metri di altezza, tra pascoli rigogliosi, mandrie di mucche e greggi di pecore si potesse imbattere in una fontana in “plexiglas”.
A Cerreto, la città dell'impossibile, accade anche questo: una fontana millenaria testimonianza dell'antica pratica della transumanza, smontata pezzo pezzo, modificata e modellata ad uso e consumo dell'ignoranza! Io mi chiedo qual'è la differenza tra un black-block che incendia una macchina, frantuma qualche vetrina o imbratta di vernice un muro e chi, con interventi scellerati devasta luoghi e monumenti della nostra storia. Ebbene una differenza c'è: il black-block se distrugge viene giustamente arrestato e paga di persona per il danno arrecato. Il politico, l'amministratore, il tecnico, l'ingegnere, l'architetto, che distrugge pezzi di storia, invece, utilizza fondi pubblici e non paga quasi mai per gli scempi commessi.

Commenti