IL CASO- Il momento nero del lavoro sannita

Benedetto lavoro, maledetto lavoro. Fronte caldo quello sannita, con un 2012 iniziato - sulla medesima falsariga di quello precedente - sotto la cattiva stella del precariato e dei mancati pagamenti. Lampante è la situazione dei forestali della Comunità Montana: 800 sanniti guardano con preoccupazione ad un futuro che diviene sempre più nebuloso. Con la tasca vuota, poichè gli stipendi viaggiano con un ritardo di due-tre mesi, a seconda della circoscrizione di appartenenza. La loro condizione viene rimbalzata tra incontri, 'se', 'vedremo', tavole rotonde e di tutte le forme. Rinviati tra un aggiornamento delle parti e l' altro; ciò che non viene rinviata, invece, è la mole di scadenze che le famiglie vede gravare sul proprio risicato bilancio. Bollette di utenze, affitti, e spese di prima necessità non attendono certo i tempi della politica. Prossimo appuntamento della annosa serie il 5 aprile; i sindacati hanno chiesto ed ottenuto per quella data un incontro con i vertici di Palazzo Santa Lucia volto a chiedere il rispetto di accordi presi in febbraio. Attendiamo fiduciosi, giusto perchè la speranza deve essere lungi dal morire. Ma una considerazione va fatta: se queste benedette Comunità devono essere sacrificate sull' altare dei tagli montiani, ben venga. Ma è inutile rinviare una morte già segnata, facendo sopravvivere artificialmente un' entità già seppellita dalle Istituzioni. Se questo è il loro destino, si faccia transitare i dipendenti in altri Enti. Invece, da una parte vengono mantenute burocraticamente in vita; dall' altra sono già caducate, poichè soldi non ve ne entrano. E senza soldi, ci insegnano i dipendenti , non si cantano messe. Consorzio rifiuti, altra vergogna nostrana. 124 famiglie appese da 24 mesi ad una burocrazia macchinosa ed ad una politica poco volenterosa. I colleghi delle altre province campane hanno già visto risolvere positivamente la loro condizione. Loro ancora attendono, speranzosi di tornare alla ordinarietà del quotidiano. Ultimo, ma non meno importante, il caso dei dipendenti 118 della Sanit.  Sono in 70, ed avevano spillato la promessa - nel contesto di una riunione in Prefettura - di ottenere, entro il 10 marzo, il pagamento della mensilità di gennaio e la devoluzione di bonus vari. Ad oggi hanno incassato solo il corrispettivo di dicembre. In tale sede non stiamo discutendo di un bene di lusso. Che si può avere, o meno. Stiamo disquisendo di un diritto costituzionalmente garantito al lavoro. Ed il lavoratore, come democrazia insegna, va retribuito. Soprattutto quando il datore - è il caso delle Comunità Montane - è lo Stato. In questo caso è lo Stato che non paga. Come un qualsiasi 'padrone' che maltratta il 'guaglione' nel basso-fabbrichetta dei Quartieri. Ed è assurdo che vi debba essere una mobilitazione di stampa, Enti vari ed opinione pubblica per ottenere, quasi fosse una elemosina, ciò che è da diritto avere. Oltre alle difficoltà materiali , questi lavoratori stanno vedendo compromessa la dignità. Devono invocare i soldi, devono supplicare per la restituzione del lavoro. Come fossero mendicanti. Si vergogni l' Italia che ha sprecato, che ha scialacquato, che continua ad ostentare sperperi in faccia a chi si sveglia e si addormenta nella disperazione di non sapere cosa avverrà domani.

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