COTUGNI- C' era una volta la pace..


Giuseppe Fortunato - da Il Sannio Quotidiano - 
Vi era un luogo ameno, tranquillo, attraversato – al massimo – da qualche mezzo agricolo o dalle auto dei pochi residenti.
Ai Cotugni, poche decine di abitanti nel territorio di Sant’ Agata dei Goti, il tempo – fino a qualche mese fa - era scandito quasi esclusivamente dai suoni della natura e dal vociare di bambini liberi di scorrazzare tra stradine e vicoletti, senza nulla temere. Luoghi – ancora – dove la gente, anche abbastanza avanti negli anni, va ancora nei campi a lavorare, facendo sopravvivere la pratica di un’ agricoltura ormai snobbata da figli e nipoti. Anche questo è Sant’ Agata dei Goti, un irripetibile scenario di bellezze paesaggistiche che si sposa con i tesori secolari della sua parte antica. I Cotugni, appunto. Qui vi era una necropoli etrusca, a pochi metri da questi luoghi  ha riposato sotto coltri di terra – per secoli e secoli - il futuro simbolo dell’ Europa unita, il celeberrimo vaso di Asteas. Pochi minuti che mettono le lancette del tempo indietro di decenni; tanto separa il traffico ed il commercio dell’ Appia da questi luoghi fatti di alberi, di case in tufo che si baciano e di tradizioni che non possono morire. Su questo scenario – di pittoresco silenzio - è piombato il caos, lo smog, il rumore. A spezzare con violenza l’ equilibrio di secoli e di natura. Una condizione che si protrae da mesi fonte, tra le altre, di non irrilevanti pericoli per i residenti. D’ improvviso, i vicoletti di questa contrada – larghi poco più di tre metri – sono divenuti autostrade percorse da centinaia di auto  ogni giorno che, oltre tutto, non hanno il buon senso di decelerare e di evitare inutili strombazzamenti. Cosa è successo da qualche mese a questa parte? Il problema è connesso alla Fondovalle Isclero. Il cui nuovo tracciato ufficiale dovrebbe passare a poche decine di metri da questi luoghi – il che non è motivo di allegria, sia chiaro – evitando, però, che la mole attuale di auto tagli in due il cuore di questa contrada. La Fondovalle, si diceva. Vi è, come ben noto, l’ importante progetto di creare uno snodo che - dalla tratta già in essere - si vada a congiungere con il lotto che dall’ Appia dovrebbe, successivamente, giungere nel Capoluogo irpino. Una strada che permetterà, a scorrimento veloce, di unire Benevento con Avellino e, per rimanere in ambito sannita, anche centri quali Telese Terme e Montesarchio. Gli ultimi lavori realizzati sono andati a collegare  il territorio periferico di Airola con un’ area al confine tra Sant’ Agata dei Goti e Bucciano. Una delle bretelle mancanti è, però, proprio quella che da quest’ ultimo punto dovrebbe approdare – tagliando il territorio santagatese – con la Fondovalle già in funzione. In virtù di questi ultimi avanzamenti d’opera, sono in tanti a sfruttare la nuova tratta che permette di arrivare sulla provinciale che sfocia sull’ Appia, evitando – così - di affrontare i chilometri di curve fino a Moiano aggirando, altresì, l’ intasamento che si crea negli orari di punta nelle strade comunali. Per approdare, però, a questa nuova tratta, la strada che taglia i Cotugni è divenuta la ideale scorciatoia. Sfruttata da una parte consistente di cittadini locali, ma anche da quanti provengono o, viceversa, devono recarsi nella parte bassa del telesino. In ultimo, a sfruttare i poveri Cotugni, vi è tutta la mole di pazienti, familiari e personale che opera nel nosocomio di località San Pietro distante poche centinaia di metri. E’ ovvio che un celere completamento della tratta santagatese ancora in cantiere consentirebbe di bypassare la contrada e di restituire la giusta quiete ai residenti. Allo scopo di ‘sondarne’ le lamentele, mi sono appostato in due giorni distinti feriali. Il primo alle ore 10, il secondo alle ore 18:30. Non decisamente momenti di massima intensità. In 10 minuti sono transitate, abbondantemente, una quarantina di auto. Incuneandosi in vicoletti strettissimi, laddove è inevitabile che – incrociandosi - qualcuno debba fare retromarcia. Un disagio ulteriore per i locali è dato, poi, dal fatto che il transito, nonostante le impervietà, è decisamente sostenuto nella andatura e rumoroso. Proprio consci della ‘cecità’ di diversi punti in curva, infatti, molti automobilisti annunciano il loro incedere con ripetuti e prolungati colpi di clacson. Roba da far perdere la pazienza. Incrocio una mamma che esce con due pargoletti per mano da una di quelle casette che, messo il piede fuori la porta, sei già in mezzo la strada. “Non siamo neppure più liberi di uscire di casa” – ci dice, riferendosi agli obiettivi rischi connessi alle auto. Un vecchietto, invece, lamenta la impossibilità di una sana “pennichella”. Impossibile non dargli ragione: pare di stare nel pieno di una metropoli. Urge, anche per il diritto ad una vita serena di queste persone, aprire con urgenza il tratto della Fondovalle ‘saticulano’. Soprattutto, poi, il lotto mancante darebbe - congiungendo in pochi minuti le due valli - ulteriore centralità al ‘Sant’ Alfonso Maria dè Liguori’.

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