SANT'AGATA DE' GOTI- Imposta di soggiorno, scontenti tutti


Giuseppe Fortunato - da 'Il Sannio Quotidiano'

Ed imposta di soggiorno fu. Il Consiglio comunale non ammette – di fatto – pausa di riflessione alcuna e va avanti deciso per la sua strada.
Dall’immediato, quindi, ogni turista che verrà a Sant’ Agata dei Goti dovrà pagare – se alloggia in bad and breakfast – 3 euro per ogni notte trascorsa sul costone tufaceo. L’ imposta di soggiorno – reintrodotta dal Governo Monti – da facoltà agli Enti comunali di recepire o meno – entro le rispettive realtà – il balzello. Palazzo San Francesco – con apposita delibera  - ha deciso di far propria la nuova-vecchia tassa presentandola alla valutazione del parlamentino comunale. Già l’ atto dell’ Esecutivo aveva determinato le rimostranze di svariati operatori del settore recettizio. Nello specifico, erano stati i signori Piscitelli Carlo e Campagnuolo Evangelista – per se ed in rappresentanza di altri 6 colleghi – a sottoscrivere una missiva in cui venivano sottolineati difetti ed incongruenze risiedenti nell’ atto comunale. Ad essere evidenziate -  in primis – erano  stati limiti di natura propriamente giuridica. Il decreto legislativo 23 del 2011 – fonte di riferimento nell’ ambito nazionale in materia – riporta, infatti, una elencazione di tipologie di paesi o città – individuati sulla base di criteri non soggettivi – entro le quali Sant’ Agata dei Goti non sembrerebbe rientrare. Altri limiti ‘normativi’ vengono, poi, evidenziati con riferimento alla distinzione tra tre tipologie di affittacamere – non in essere in virtù della legislazione regionale – così come contra legem sarebbe anche la imposizione di un prezzo fisso non modulato in proporzione al tariffario della singola struttura. Sempre nel contesto della medesima, si andavano – altresì – a rimarcare ‘inconvenienti’ - di altra natura – riferibili alla mancata concertazione del provvedimento con la categoria nonchè ad un supposto conflitto di interesse riconducibile ad attività agrituristiche di proprietà di un paio di assessori. Le perplessità degli imprenditori, tuttavia, non riuscirono a deviare l’ iter della ‘imposta sul turismo’ che, dal tavolo dell’ Esecutivo, è arrivata, sana ed integra, su quello dell’ aula consiliare.   Né alcun risultato hanno prodotto, anche in tale ultima sede, gli inviti ad ulteriori approfondimenti avanzati dal consigliere di minoranza, avvocato Pietro Farina. Questi aveva, infatti – essendo evidente la poca conoscenza dell’ argomento in termini giuridici – suggerito di meglio analizzare i contenuti normativi della legge istitutrice del balzello onde verificare se sussistessero i requisiti per la relativa applicazione anche in ambito santagatese. La maggioranza ha preferito, invece, procedere nella incertezza, approvando una delibera della quale – di fatto -  si dubita della piena liceità. Cosa avrebbe comportato sospendere la deliberazione esaminando i contenuti dell’ atto normativo in modo tale da votare – con piena consapevolezza – su dati certi? Questo è un mistero della politica. Uno dei tanti. Tra 15 giorni si sarebbe discusso - in sede di nuovo consiglio -l’ approvazione del bilancio. Quale irreparabile danno si sarebbe venuto a determinare nello spostare la discussione relativa alla tassa di soggiorno a quella data? Nulla sarebbe mutato. Anzi, qualcosa – forse – si. Si sarebbe potuto, infatti - anzichè sollevare un evitabilissimo polverone – percorrere la strada di una maggiore apertura. Dato che sorprende, considerando la naturale predisposizione al dialogo del primo cittadino Valentino. Di poi, è da considerare come la medesima introduzione della imposta gioverà alle casse comunali per appena 1.000 euro annue. Cifre che non consentono migliorìa alcuna in temi di servizi turistici. Dunque: perché tale balzello? Quale il suo utile se con quanto da esso disceso non si potrà offrire nulla – come ‘plus’ - ai visitatori? La somma di 3 euro, poi, è addirittura superiore ai prezzi praticati in analoghe strutture di Roma (2 euro). Perché, poi, non interpellare, in una fase antecedente di valutazione, le categorie di riferimento? Al di la delle ‘tattiche’ politiche, quindi, la situazione poteva essere gestita in modo diverso, onde evitare code polemiche e malumori vari. 

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