Giuseppe Fortunato - da 'Il Sannio Quotidiano'
La via
della ‘munnezza’ – conservando l’ accezione original-partenopea del termine –
fa da splendido orlo alle pendici del Taburno. Parliamo della tratta
Bucciano-Paolini, già territorio santagatese.
Un percorso mirabile di natura,
di olivi, di pietra viva. Con quella montagna che si fa mirare nella sua
imponenza e la ‘munnezza’, appunto, che si mostra in tutta la sua varietà.
Multimateriale,colorata, puzzolente, bruciata. Ve ne è di tutti i gusti, di
ogni fragranza. Una vergogna imbarazzante che corre per quella manciata di
chilometri che separa, appunto, la parte estrema del territorio buccianese e la
contrada della zona alta santagatese. Proprio li, pensi. In quella medesima
terra che oggi è tutt’ uno con copertoni e buste varie, ha riposato per secoli
il vaso di Asteas. Il vaso più bello del mondo ha dormito in quei medesimi
luoghi ove oggi troneggia – non un monumento a testimonianza del prestigioso
ritrovo – bensì quello alla umana inciviltà. Proprio li, alle pendici del
Taburno, ove si incrociavano i traffici commerciali che – già due 2.000 anni or
sono –fervevano nella terra campana; luogo fiorente, sede di scambi economici,
crogiuolo di culture e lingue. Oggi culla di rifiuti e di cattivo odore; della
solita ignoranza di chi – pur di eliminare il fetore – continua ad appiccare il
fuoco. Recente un rogo scoppiato proprio sulla provinciale che separa Cotugni e
Paolini che pretese anche l’ intervento degli uomini del distaccamento di
Bonea. Questo è quanto ci meritiamo; campagne di olive secolari contaminate,
quadri di natura meravigliosa macchiati. Incivile, infame è chi li quel
materiale vi deposita. In una nuova ondata di questo pessimo costume che torna
a dilagare nei due lati superiori di quella gola che – per una parte
minoritaria della storiografia – sarebbe stata addirittura sede della ‘Forche
Caudine’. Anche l’ altro versante, infatti, della piccola vallata - quello che
corre tra Moiano e Sant’ Agata dei Goti centro - è ormai preda incontrollata di
sversi e svuotamenti vari. Una situazione che si è complicata – su entrambe le
tratte – nelle ultimissime settimane. In modo rapido e fitto. Sulla
Paolini-Bucciano, per intendersi, vi è un continuum di sversi lungo 100 metri
circa. Senza soluzione di continuità, un filo di Arianna che corre
vergognosamente ai margini della carreggiata. Anche un seggiolino d’ auto fa
bella mostra di se nel mezzo della terra. Troneggiante, signorile. Gli autori
di tali scempi non sono meritevoli di menzione e considerazione alcuna. Tranne
una: sarebbe da far cadere loro le mani. E, per farlo, vi è solo un modo. Dare
un esempio duro, tosto, forte. Perché la legge lo consente. Si deve procedere
alla apertura dei sacchetti, alla ricerca di tracce che riconducano al signor
proprietario.Una volta identificatolo, si devono applicare le leggi che
prevedono sanzioni dure e nette. Il decreto legislativo 205/2010, in recezione di
normativa europea – stabilisce come chiunque “abbandona o deposita rifiuti
ovvero li immette nelle acque superficiali o sotterranee è punito con la
sanzione amministrativa pecuniaria da trecento euro a tremila euro (pagamento
in misura ridotta euro 600,00). Se l'abbandono riguarda rifiuti pericolosi, la
sanzione amministrativa e' aumentata fino al doppio (non è previsto il
pagamento in misura ridotta)”. Secondo consolidata giurisprudenza – poi –
punibili sono coloro i quali vengano ritenuti – in qualsivoglia modalità –
autori del crimine. Sia che vengano sorpresi in flagranza, sia che – appunto - ad
essi si risalga in virtù – ad esempio – di una ricevuta o di una carta
qualsiasi ‘personalizzata’ rinvenibile all’ interno di quanto sversato. Si ‘osi’, pertanto, nella repressione. E’ l’
unico linguaggio che capiamo; l’ educazione civica – per molti – è una materia
ostica. E le casse comunali piangono: ci informa il sindaco buccianese,
avvocato Domenico Matera, che la raccolta straordinaria di rifiuti depositati
sul Taburno ha comportato una spesa extra di 10.000 euro. Il prezzo dell’
inciviltà.
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