ARPAIA- Appia, ed ora ci si mette anche l' acqua

Giuseppe Fortunato - da 'Il Sannio Quotidiano'
Quanto mai ingarbugliata la matassa Appia. Tra palazzi ballerini, autotreni che scorrazzano a pieno carico e quotidianità complicata.
Ed ora – a bagnare le polveri –ci si mette pure l’ acqua. La statale che congiunge la Capitale con Brindisi - imbuto ad alto rischio nel territorio di Arpaia – è fonte di forte disagio per i locali. A causa – come più volte ribadito – della eccessiva velocità di guida tenuta da troppi trasportatori.  Che - pur gravati nei loro carichi da tonnellate di trasporto – persistono nella loro incosciente andatura piombando quali schegge impazzite nel bel mezzo del centro urbano. Oltre ai rischi per la utenza veicolare e pedonale, v’è poi la questione del palese deterioramento del manto stradale. Crepato, collassato in più punti. Sprofondato – come si è sempre sostenuto – a causa dell’ eccessivo peso dei bestioni della strada. Con l’ annesso ulteriore problema dato dalla compromessa staticità degli edifici. L’ Ente comunale di Arpaia non è rimasto – a fronte di tutto quanto sopra – con le mani in mano. Attivandosi presso la Prefettura – sin dal mese di luglio – per ‘espugnare’ la posizione di autovelox. Che – una volta attivati – restituirebbero condizioni di sicurezza ad un’ arteria – già gravata da importanti sinistri – tamponando, altresì, anche il problema-vibrazioni. Il Palazzo di Governo – in tutta sostanza – replicò alla Casa comunale chiedendo la opportuna documentazione circa la correlazione tra scossoni da autotreni e lesioni strutturali degli edifici adiacenti l’ Appia. Il duro lavoro tecnico che, ad oggi, sta svolgendo il settore tecnico comunale, sotto la guida dell’ ingegnere-vicesindaco, Mauro Servodio. Compito degli amministratori di Arpaia è quello di creare un corposo dossier da sottoporre – quale materiale ‘probante’- al rappresentante locale dell’ Esecutivo statale. Nell’ attesa, però, l’Ente Comune ha fatto anche richiesta all’ Anas, gestore dell’ arteria in questione, onde restituire migliore parvenza al manto stradale. Allo stato, in effetti, alquanto precario. I tecnici dell’ Anas, giunti nella giornata di ieri nel comune caudino in risposta alla chiamata di Casa Arpaia, hanno – in primo luogo - principiato con un’ attività di sondaggio. Onde, cioè, avere visione del quadro generale della situazione, gli uomini ‘arancioni’ hanno condotto uno scavo campionario al chilometro 235+900 in direzione Benevento. Scoprendo - a 40 centimetri di profondità - dell’ acqua. Continuando ad andare in profondità si è scoperto un tubo di acqua pulita con evidenti perdite circa mezzo metro più in giù. Quasi un metro – vale a dire - al di sotto del manto stradale. Un fiumiciattolo in corsa sotto l’ Appia favorito dalla netta pendenza in direzione Caserta. Tale fuoriuscita, quindi – venutasi a determinare a monte – avrebbe finito per scivolare a valle ‘mangiando’ il suolo sottostante. Questa potrebbe, quindi, essere una prima causa del ‘collasso’ stradale. Tir assolti, pertanto. Potrebbe, però, anche sussistere una concausa; data, cioè, dalla combinazione tra perdite idriche e peso dei super-mezzi in corsa. O, ancora, potrebbe anche ipotizzarsi che la rottura dei tubi sia stata ‘aiutata’ dalle medesime vibrazioni da autotreni. Un ventaglio, pertanto, di possibilità alquanto vasto. Il tratto maggiormente ‘cagionevole’ è proprio quello, in effetti, che è sovrastante il teorico ‘ruscelletto’ sotterraneo. Ma anche in altre parti del territorio comunale – sempre insistenti sull’ Appia e non ricollegabili a detta perdita – non ce la si passa meglio. Tema competenze. La strada è di proprietà dell’ Anas, i tubi della Gesesa ed il territorio è comunale. Chi paga chi? Come si stabilirà la origine del problema? Un solo sondaggio sarà sufficiente a dare un quadro esaustivo? La Prefettura, poi, come valuterà la ipotesi autovelox alla luce delle complicanze idriche? Interrogativi ‘pesanti’ che allungano, purtroppo, i tempi di risoluzione. Si auspica che non si venga a determinare uno scontro tra Enti e competenze;  finendosi per sacrificare la sicurezza cittadina sul’ altare della burocrazia.

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