SANT'AGATA DE'GOTI- Il pestaggio di Pasquale e le telecamere

Giuseppe Fortunato - da 'Il Sannio Quotidiano'
Roba da macelleria. Un ragazzo lasciato abbandonato su una panchina – mezzo morto, di fatto. Grondante di sangue e talmente gonfio da non essere riconosciuto – in primo luogo – dai suoi medesimi soccorritori.
Dio benedica quei giovani che lo hanno trovato; Pasquale Ascierto – fosse giunto in ospedale qualche ora dopo – avrebbe corso rischi davvero serissimi. Non si vuol esasperare la situazione creando allarmismi non aderenti al reale. Va preso atto, tuttavia, di cosa possa succedere a Sant’ Agata dè Goti. Anche a Sant’Agata dè Goti. Per quanto spetti agli inquirenti – come giusto – la ricostruzione della vicenda, non possiamo esimerci dal sottolineare la matrice dell’ evento. Che non par essere riconducibile ad una banale rissa. La zuffa capita – anche se sarebbe bello che mai si verificasse. La rissa, ancora – quando saltuaria – è quasi ‘fisiologica’. Figlia di una birra di troppo, della classica esuberanza giovanile e della voglia di esibirsi. La rissa non ci piace, lo ripetiamo. Ma da essa si esce – al massimo – con un occhio nero. Ascierto, invece, è rimasto vittima di un atto di barbarie di inaudita violenza. Posto in essere da gente evidentemente senza scrupoli e mossa da finalità tutte da individuare. Dopo aver espresso biasimo a quanti – molto probabilmente – hanno fatto finta di non vedere, il discorso vira su un altro punto. Quello della sicurezza, vale a dire, quello della sorveglianza. Le telecamere, prossime alla scena del crimine, hanno purtroppo non determinato quell’ effetto deterrente tanto auspicato. Non solo in questo specifico caso. Già diversi sono stati, infatti, gli atti criminosi perpetrati in  paese dalla installazione dell’ occhio digitale. Auto date al fuoco, rapine, furti vari – con particolare privilegio riservato alle biciclette. ‘Delitti’ consumatisi anche nello stesso campo visivo del ‘grande fratello’. La panchina, ancora intrisa di sangue, si trova, del resto – sebbene coperta nella visuale – a circa 100-150 metri da una telecamera della videosorveglianza comunale. Se, quindi, poco prevengono – ci chiediamo se – quanto meno – possano essere concretamente utili agli inquirenti in sede di ricostruzione. Se – effettivamente – l’ importante investimento – potenzialmente di assoluta e lodevole utilità – possa dare reale sostegno alla attività indagatoria di chi preposto. Per quanto la scena del crimine possa non essere vista in via diretta dal ‘sorvegliante’ elettronico, è pur vero che la sua posizione possa circoscrivere i movimenti. Nel caso specifico, quindi, l’’occhio’ posto sul Castello medioevale inquadra – non fino allo spazio antistante la chiesa di Sant’ Angelo in Munculanis – ma sicuramente la integrità di piazza Trieste. Se, dunque, essa non ha potuto registrare il pestaggio, sempre che li si sia verificato – può, con certezza, avere colto chi – in quel lasso temporale –transitava verso e dal centro storico. Anche considerandosi che i movimenti – a quell’ ora notturna – non possono essere estremamente intensi. Volti, numeri di targa, qualcosa deve essere stato colto. Se è vero che questi strumenti contano anche i capelli in testa, si pretende – necessariamente – che essi possano andare a fornire elementi utili agli inquirenti. 

Commenti

  1. La certezza della pena e basta con questo garantismo e rieducazione chi sbaglia Adda pagà......

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  2. si cerca solo giustizia, non è questo ne il momento ne il luogo per accendere inutili focolai volti ancora una volta a puntare il dito contro l'amministrazione che ha impiantato le telecamere. Probabilmente saranno utili o forse no... non ci interessa, ci interessa che chi ha sbagliato in questo momento debba pagare, qualcuno sa, per il paese girano tante voci, il colpevole c'è e deve essere punito, sicuramente i carabinieri stanno facendo il loro dovere, Sant'Agata, tutta, deve essere vicina alla famiglia. Forza Pasquale.

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