AIROLA- Via Sorlati, calvario senza fine

Giuseppe Fortunato- da 'Il Sannio Quotidiano'
Il calvario di Via Sorlati. Una via Crucis dalle tappe infinite. Un tunnel senza luce all’ orizzonte. Crediamo di aver reso l’ idea.
Non possiamo rendere, però,  il senso della esasperazione di residenti ed imprenditori dell’ area. L’ arteria – da ormai quattro anni - si presenta come un teatro post-alluvionale. Tra lavori che iniziano, si bloccano per poi ri-riprendere. Ad ora ci si trova in una condizione di stasi; un ennesimo stallo che allontana sempre di più il sospirato momento di chiusura del cantiere. Che aprì, quasi 50 mesi fa, per restituire condizioni di migliore dignità alla tratta. L’ intervento – dapprima quantificato in euro 800.000, poi lievitato ad 1.200.000 – è, infatti, finalizzato all’ ampliamento ed alla risistemazione della carreggiata. Azione alquanto ampia che include anche una decisa manodopera sulle condutture delle principali utenze. Non un lavoretto sbrigabile come ordinario, quindi; quattro anni, però, cominciano a pesare quanto macigni. La legge – anch’ essa – ha giocato il suo ruolo di ritardataria: contenziosi si ebbero – infatti – con i privati proprietari in materia di espropri dei terreni adiacenti. Poi venne la grana Arin, il gestore dell’ acquedotto partenopeo, che vede correre le proprie tubature proprio al di sotto della strada medesima. Ad ogni ‘lite’ – come ovvio – tutto si ferma. Ed il tempo, inesorabilmente, corre. Il guaio di oggi – causa dell’ ennesimo ‘stop’, in attesa del ‘go’ – concerne la materia delle certificazioni. Certificazioni attinenti l’ attuale esecutrice dei lavori, una ditta dell’ aversano. Sembrerebbe che una seconda azienda sia destinata a subentrare in luogo dell’ attuale onde procedere al definitivo completamento dell’ opera. Intanto, il malcontento cresce. Più che altro, una sfinente esasperazione. Una decina di abitazioni è costretta a combattere con il fango delle piogge. Con la polvere levata dal vento che si infila in ogni pertugio. Con buche e fossi, con tratte dissestate. Con andature delle auto costrette al ritmo di cortei funebri. Ora, un ennesimo inghippo. A quando l’ alba?

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