NICOLA BOCCALONE- Per il Consiglio di Stato non può essee manager del "Rummo"

da ilvaglio.it 
L’ha reso noto lo stesso direttore generale dell’ospedale Rummo. Rimarrà in carica finché Caldoro non deciderà il da farsi. Accolto il ricorso di un un concorrente escluso Pezone che aveva contestato la sussistenza dei requisiti necessari. Questa la laconica nota di Nicola Boccalone, diffusa in serata, alle 19.50, dal suo personale indirizzo di posta elettronica mail: «In ordine al parere che il Consiglio di Stato ha reso sugli atti prodotti dalla Regione Campania e che riguardano la mia nomina a direttore generale dell’ospedale “Rummo”, evidenzio che è mio dovere istituzionale rispettarlo, anche se le motivazioni, una volta depositate, non dovessero risultare condivisibili. All’esito di un incontro con il Presidente Caldoro sono rinviate tutte le decisioni da assumere.E’ mio dovere, intanto, mantenere la continuità gestionale fino alle determinazioni dello stesso presidente». Che si andasse verso un esito del genere ha potuto già preannunciarlo una relazione della Direzione generale delle professioni sanitarie del Servizio Nazionale Sanitario, consegnata al Ministro della Salute, sulla fondatezza del ricorso straordinario al Capo dello Stato fatto da Gennaro Pezone, contro la nomina di Boccalone. In essa si leggeva: “Si è dell’avviso che il ricorso presentato dal dottor Pezone debba essere accolto, unitamente all’istanza cautelare, mentre va respinto il ricorso incidentale proposto dal controinteressato” Boccalone.  
E’ stato propedeutico all’emissione del parere vincolante del Consiglio di Stato, quello attuale, che determinerà la decisione finale che avrà la forma di un decreto del Presidente della Repubblica. Pezone, già segretario della Comunità Montana del Taburno (assistito dall’avvocato Luca Coletta), ha sostenuto Boccalone, nominato alla guida del Rummo un anno fa, dal presidente della Giunta Regionale Stefano Caldoro, non avesse i titoli per poter essere inserito nell’elenco degli aspiranti. Occorreva l’aver avuto un rapporto di pubblico impiego per almeno cinque anni. Boccalone in tal senso ha indicato, a suo tempo, nel suo curriculum l’essere stato city manager (direttore generale) del Comune di Benevento. Per Pezone invece quel rapporto andava individuato come rapporto di lavoro di diritto privato, non solo perché Boccalone all’epoca veniva retribuito dal Comune tramite fattura e partita Iva, svolgendo la sua attività di avvocato e senza che vi fossero le caratteristiche e i limiti ordinari del lavoro dipendente, ma anche perché lo stesso Boccalone aveva sostenuto il contrario, cioè di essere un libero professionista, resistendo a un ricorso elettorale che, nel 2006, mirava a dichiararne l’ineleggibilità a consigliere comunale di Benevento, proprio perché si vedeva – nel citato rapporto come city manager del Comune (interrottosi pochi giorni prima delle elezioni) – un rapporto di pubblico impiego. Il Tribunale di Benevento, allora, peraltro, diede ragione a Boccalone e respinse il ricorso stabilendo che si era trattato di un rapporto di natura privata. Alle tesi di Pezone, Nicola Boccalone ha opposto la propria valutazione secondo la quale il suo lavoro come city manager al Comune di Benevento, a tempo determinato ma di natura subordinata, fu confermato dalla relazione redatta dal dirigente del Servizio ispettivo della Funzione Pubblica e dalla sua condanna dalla Corte dei Conti a risarcire delle somme in qualità di dipendente del Comune.

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