'IMPRESECHERESISTONO'- Le piccole imprese ed il 2013


da Pietro Di Lorenzo, coordinatore regione Campania Impresecheresistono 
Il debito pubblico e' arrivato a cifre pazzesche, la situazione anche nei piccoli comuni precipita sempre di piu' e la crisi assume caratteri imprevisti ed imprevedibili. Siamo tutti presi dalla speranza di agganciare un ramo che ci impedisca di scivolare verso l'abisso di una crisi senza via d'uscita. Il quotidiano esercizio di alzare la saracinesca ogni mattina, con la speranza di richiuderla la sera, incamerando qualche risultato positivo, si rileva vano ed inutile: i debiti aumentano. 
La mancanza di commesse, l'incertezza dei pagamenti, il peso eccessivo ed insostenibile delle tasse, le continue ispezioni degli enti preposti ai controlli sulle norme di sicurezza sul lavoro (alcune giuste, per carità!), sono diventati dei fattori che obbligano anche il piu' forte degli imprenditori a cambiare strada. Ogni giorno un balzello, oppure un adempimento da sostenere. Sembra una corsa inarrestabile a creare ostacoli a chi vorrebbe continuare a produrre. Eppure nel passato la voce delle piccole imprese si e' fatta sentire. Abbiamo detto in maniera forte di aspettarci dalla politica una seria azione di sostegno. Chi per anni ha prodotto oltre il 90% del reddito di una nazione, si aspettava infrastrutture e servizi degni di un paese europeo. Invece solo sprechi ed occasioni mancate. Aree per insediamenti produttivi costruite in zone impossibili e magari dove c'erano le aziende non esistevano le strade. Finanziamenti erogati sulla scorta di una semplice dichiarazione di voler assumere, o con impossibili piani di sviluppo. 
Ci voleva tanto a capire che non si può legare il finanziamento da erogare al numero di dipendenti? E poi, all'imprenditore serio dovrebbe interessare poco il finanziamento a fondo perduto. Sarebbe stato meglio una riduzione del peso fiscale oppure incrementare i servizi per rendere piu' capace di produrre un'area. Insomma, tante le occasioni perse e adesso sembra quasi inutile piangere sul latte versato (e sui soldi sprecati).

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