Via Pennino, capannone in eternit in mezzo alle case

g.f.da 'Il Sannio Quotidiano' 
Ancora il pericoloso eternit al centro delle cronache santagatesi. Questa volta non si tratta, però, di lastre abbandonate nelle zone rurali del territorio, bensì di materiale posto a copertura di un immobile situato nel pieno centro urbano. Via Pennino, area residenziale a forte densità abitativa. In uno slargo ai margini della strada principale si trova un capannone dismesso sede fino ad alcuni mesi fa – e lo era stato per svariati anni – di una tipografia. Camminando a livello strada non ci rende conto di nulla; se si sale, però, ai piani superiori dei palazzi adiacenti si scopre la scomoda verità. La tettoia, dalla superficie considerevole, è interamente in eternit. Materiale bandito dalla edilizia moderna e di cui sono state ripulite le strutture pubbliche che ne presentavano ancora residue componenti.
La preoccupazione di chi abita nella zona è tangibile; il timore è che quella tettoia possa rappresentare un serio rischio per la salute delle persone. Il caso ha voluto, per di più, che nel palazzo più vicino al capannone si siano verificati tre casi di condomini colpiti da neoplasie. Allargando il raggio di osservazione di poche decine di metri, inoltre, si riscontrano ulteriori casi di tumore a carico di persone giovani. Ovviamente non è dimostrabile in alcun modo un legame tra la tettoia e le malattie che hanno colpito i cittadini dell’area. La coincidenza, però, fa venire i brividi finendo per alimentare l’ansia collettiva. E’da dire, tuttavia, che la tettoia non sembra presentare importanti lesioni – cosa che sarebbe stata certamente rischiosa. Non è possibile escludere, d’altra parte, che, complice l’usura di tanti anni e la prolungata esposizione ai fattori del meteo, si siano potute produrre piccole crepe non visibili da lontano. “Abbiamo più volte richiesto al Comune  di intervenire e di mettere in sicurezza l’area”, ci riferisce un residente. Ad oggi, però, nulla è stato ancora fatto. La rimozione dell’eternit e la relativa procedura di smaltimento presentano costi esorbitanti. Costi che rischiano di mandare in crisi le casse comunali. In secondo luogo, però, per tamponare l’emergenza, si potrebbe ripiegare nel più economico sistema dell’incapsulamento.  Le ragioni economiche, in ogni caso – qualunque sia il costo da affrontare – devono cedere il passo ad un’altra esigenza: quella di tutelare la salute pubblica

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