Una Pasquetta agrodolce per Sant’Agata de’Goti

G.F. da 'Il Sannio Quotidiano' 
Festività agrodolci per Sant’Agata de’Goti. Dolce come l’ ‘appeal’ di cui continua a godere il paese anche  oltre i confini campani. ‘Amara’per la constatazione di una offerta turistica che – in termini di organizzazione – è ancora non allineata al potenziale della cittadina . La Pasquetta 2013 – al pari di tutte le date da gita ‘fuori porta’- è stata da ‘tutto esaurito’. Stimabili nell’ordine delle migliaia le presenze che hanno affollato il costone tufaceo. Un fiume di persone che – affascinato dal ‘mix’ di storia e natura - si è articolato attraverso il dedalo di vicoletti che caratterizza la ‘Orvieto del Sud’. La misura del movimento di gente la si può dedurre, del resto, dalla concitazione che nella giornata del lunedi in albis ha caratterizzato le varie attività ristorative: hanno lavorato tutte. Qualcuna ha anche ‘doppiato’. Consola, quindi, come Sant’Agata de’Goti ‘tiri’ già solo per forza propria. Ci si immagini se l’offerta venisse proposta nel giusto modo e se, sempre nel giusto modo, venisse anche spinta e pubblicizzata. Intanto, lunedi ci siamo goduti un pubblico significativo anche per qualità. Un pubblico, armato di macchine fotografiche dai mega zoom,  interessato ed attratto dall’architettura e dai contenuti degli interni. La qualità, appunto.
Solo i numeri – se sono quelli da invasioni barbariche di alcune passate sagre – contano relativamente. L’impressione, però – venendo alle note meno piacevoli – è che la gente si muovesse per inerzia.  Senza un filo conduttore, senza un luogo ove chiedere informazioni, ancora una volta rimbalzando contro troppi portoni chiusi. La speranza e l’opportunità,  in primis, è che venga razionalizzata e resa fruibile la complessiva offerta del paese. Oggi slegata e disarmonica. L’auspicio è quello di creare un itinerario unico di chiese e palazzi attraverso i quali condurre i visitatori. Un percorso che metta a sistema i vari luoghi di attrazione; rendendoli accessibili e fruibili. Tutti e sempre. Il bello (o il brutto) è che un progetto in tal senso esiste pure. Ma è rimasto confinato sulla carta. A predisporlo era stata l’amministrazione Valentino – in particolare l’assessore Marco Razzano. Si trattava del biglietto unico; un disegno di qualità rimasto confinato nell’ alveo delle incompiute. E non per causa dell’Amministrazione.  Attendendo che il progetto ‘made in Razzano’ possa vedere i suoi natali, vitale sarebbe prevedere anche altri servizi. Un info point, ad esempio, atto ad orientare la gente, una cartellonistica turistica ed, ancora, un ‘posto’ pubblico nell’area storica ove riparare se ‘ti scappa la pipì’. “Avete così tanto che potreste creare dei percorsi diversificati”, mi diceva un docente universitario venutomi a trovare qualche giorno addietro. Difficile dargli torto. Tale e l’abbondanza di risorse, in effetti, che vi sarebbe spazio per creare un itinerario storico – i già citati palazzi e chiese - un altro di santi e papi – anche San Francesco di Assisi ha lasciato tracce del suo passaggio in paese – uno dei briganti, un altro nella natura – si pensi ai settecenteschi mulini ed all’Isclero - un altro ancora tra le cantine. Sogni, probabilmente. La realtà è che, fino a qualche mese addietro, non avevamo neppure un museo.

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