Moiano, la storia della 103enne Nicoletta "Io, vedova a 25 anni..".

(Sannio Quotidiano 13 Settembre 2018)
“Mio marito è morto con la foto dei suoi figli in mano. Li, in Egitto. Ormai 78 anni fa...”. Tre quarti di secolo non attenuano il dolore della signora Nicoletta D'Angelo, che un paio di giorni addietro ha spento le sue 103 candeline. Un piccolo, grande record che fa di lei la super nonna di Moiano e di Luzzano con ottime possibilità di esserlo anche dell'intero territorio caudino. Non c'è più l'uomo della sua vita, come detto, a festeggiare al suo fianco; non ci sono più neppure i figlioli a sostenerla. “Sono morti da tanto anche loro. Mia figlia aveva 48 anni, mio figlio 64. Che senso ha vivere così a lungo se si deve provare tanto dolore?”. Interrogativi la cui risposta non può che riposare in Disegni a noi superiori; intanto, però, a cingere in un affettuoso abbraccio la signora Nicoletta sono i tre nipoti Giusy e Nicoletta Oropallo e Carmela Buonanno. Nata il 10 settembre 1915, la super nonnina rimase vedova a soli 25 anni. Il marito cadde in guerra, tra il 9 ed il 16 settembre 1940, durante il tentativo d'invasione italiana dell'Egitto: uno dei 120 caduti nostrani di quella campagna che ebbe a segnare uno dei primi atti del secondo conflitto mondiale. Una bimba di due anni, un altro in grembo: la vita fu dura con la donna che, giovanissima, ebbe a dover sostenere sulle proprie spalle la famiglia. “Aveva un pezzo di terra su monte Lecito – ci confida una nipote – Ha lavorato duramente riuscendo a crescere i figlioli con le sue sole forze”. “Il marito non sapeva scrivere, né leggere – confida ancora la nipote Giusy – Per questo, quando era al fronte, si rivolgeva ad un compagno di armi di Airola, il signor Antonio. L'amico sapeva scrivere e, quindi, metteva per iscritto i pensieri che mio nonno gli dettava. Ma si fece fare anche una promessa: se gli fosse capitato qualcosa, l'amico avrebbe dovuto continuare a scrivere alla nonna, non rivelando di una eventuale morte. Non voleva dare dolore a quella donna così giovane che, nel momento in cui era partito per la guerra, era ancora incinta del bambino”. Purtroppo l'uomo fu cattivo profeta di se stesso: ferito alla gamba, morì in un ospedale da campo africano pochi giorni dopo. L'amico Antonio mantenne fede all'impegno preso e continuò a scrivere alla giovane Nicoletta fingendo di essere il marito. Ma vi fu un imprevisto: i Carabinieri, che nulla potevano sapere di quell'accordo tra amici, si recarono a casa dell'uomo, a Moiano, per comunicare il decesso. “Mia nonna piombò nella disperazione – ricostruisce ancora Giusy - ma, allo stesso tempo, si interrogava: come è possibile che sia morto se mi sta ancora scrivendo?”. Per questo la donna ebbe ad affidarsi, in preda al dubbio ed alla depressione, a varie veggenti chiedendo di essere delucidata delle sorti del marito “Le dicevano che era vivo ma, intanto, le spillavano soldi. Fino a quando non incontrò una veggente di Melizzano che le raccontò in modo trasparente che il nonno era morto. Non spendere più soldi – le confidò – Il tuo uomo non c'è più. Dai da mangiare ai tuoi figli”. Nonna Nicoletta si fece capace. Poi, un giorno, il compagno d'armi, amico del marito, tornò dal fronte e le confidò come erano andate le cose “Ero io che ti scrivevo – confidò questi alla nonna - dopo che lui era morto. Me lo aveva chiesto per non farti soffrire mentre eri alle prese con i tuoi bimbi ancora così piccoli. E com'era contento quando ebbe a ricevere la foto del figlio appena nato...”. Oggi, intanto, la signora Nicoletta è allettata. Lo è, ormai, da sei anni dopo una brutta caduta con conseguente frattura del femore. I sensi – vista e udito – sono un po' appannati ma la mente, invece, conserva intatta lucidità. Il segreto di tanta longevità? Dura a dirsi, ma un “segretino” dietetico la ultracentenaria ce l'ha “Nella sua vita ha mangiato poca, pochissima carne. Predilige verdure. Forse, però, è solo una coincidenza...”


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