“Noi siamo gli amici, già sai quello che devi fare”


Sannio Quotidiano 14 Luglio 2020

“Sono sette mesi che i compagni stanno aspettando e voi sapete dove andare...ci dovete dare 100.000 euro”.
 Ed ancora “Se voi non fate quanto vi sto dicendo, li conosco, si potrebbero ritorcere contro di voi e vi alzate una mattina e trovate qualche colpo d'arma da fuoco o vi incendiano come segnale”.

 Sono alcune delle frasi choc che trapelano dalle carte dell'ordinanza spiccata dalla Procura di Napoli.
 Frasi forti che avrebbero accompagnato le varie richieste inoltrate ai vari imprenditori raggiunti dal gruppo caudino.
 Quelle stesse carte in cui ritorna il costante e letterale richiamo all'intento di “agevolare l'organizzazione camorristica denominata clan Pagnozzi”.

 Dalle carte, ancora, si palesano ulteriori frasi minatorie.
 Una di queste posta all'indirizzo di altro noto imprenditore avente sede della sua attività ad Airola “Tu sei...? Noi siamo gli amici, già sai quello che devi fare”.

 Questa sarebbe stata la modalità dialettica adottata dagli indagati.
 Indagati che, in più di un'occasione, avrebbero fatto uso di una calibro 7,65.
 I carteggi, ancora, fanno riferimento anche ad ulteriori nomi oltre quelli che sono stati effettivamente raggiunti dalle misure.
 Se otto sono finiti dietro le sbarre ed un nono è stato confinato oltre il territorio campano, figura, infatti, il nome di almeno altre tre figure non ritenute meritevoli di misure: si tratta di un rumeno e di ulteriori due uomini residenti nel territorio di San Martino Valle Caudina.

 Comune denominatore in tutti gli episodi novellati dalla Magistratura, proseguendo, l'opposizione delle vittime delle intimidazioni che si sono negate alle richieste estorsive rifiutando di consegnare il denaro richiesto.
 Circostanza che, appunto, giustifica la fattispecie accusatoria della mancata consumazione dell'estorsione profilando solo quella del tentativo.
 Come sottolineato dagli inquirenti, più che determinante sarebbe stato il ruolo degli imprenditori coinvolti.

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