Clan Pagnozzi, "fatto non sussiste": assolte persone di Airola, Arpaia e Bonea



Sannio Quotidiano 21 Novembre 2020

Quattro condanne e tredici assoluzioni. Questa la sostanza della pronuncia del Terzo Collegio del Tribunale di Benevento giunta ad esito del processo innescato da indagine, datata 2014, condotta dagli uomini del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Benevento e dei Carabinieri di Avellino sugli interessi del clan Pagnozzi. Ridimensionate, pertanto, le richieste del Pm della Dda di Napoli, Maurizio Giordano, che aveva chiesto sette condanne. Associazione per delinquere di stampo mafioso (con l’aggravante di aver agevolato il clan caudino), estorsione (in relazione alla costruzione di alloggi Iacp in Montesarchio), riciclaggio, falso ideologico aggravato, tentata introduzione nel sistema informatico protetto di una banca di Londra - al fine di trasferire ingenti somme sul conto corrente di una società acceso in un istituto di credito a Beirut - turbativa di gara (relativamente ai lavori di ristrutturazione della scuola elementare e materna di Bonea). Queste le ipotesi accusatorie che erano state a vario titolo contestate ai diciassette imputati in relazione ad episodi che avevano riguardato anche, ma non solo, la realizzazione di trentatre immobili Iacp a Montesarchio e la ristrutturazione di edificio scolastico di Bonea. Condanna a due anni e sei mesi per Mauro Tabolacci, 58 enne di Roma; un anno e sei mesi, con sospensione della pena, per Orazio Cherubini, 59 anni, anch'egli di Roma. Condanne anche per Egidio De Maria, 61enne di Ponte, e per Savino Di Scanno, 60enne beneventano. Condanne, queste, legate, come da ipotesi accusatorie, ad una presunta tentata truffa da 50 milioni di euro e che, come rendono noto i legali, saranno appellate. Con riferimento alla questione della scuola di Bonea, invece, assoluzione “perchè il fatto non sussiste” dalle ipotesi di turbativa di gara e falso per i fratelli Carlo e Francesco Ciambriello di Airola, per l'arpaiolo Pasquale Giordano, per l'ex sindaco di Bonea, Gennaro Paradiso, per il di questi concittadino Salvatore Izzo nonché per Domenico Ruggiero, 70enne di Paolisi. In capo alle loro persone era già venuta richiesta di assoluzione da parte del Pubblico Ministero. Assoluzione per non avere “commesso il fatto” per i beneventani Catello Ziccardi e Benedetto Della Camera e per il pannaranese Domenico Cavaiuolo. Assolto anche, sempre in forza della formula dell'insussistenza dei fatti, il romano Andrea Battaglia Monterisi. Assoluzione “per non aver commesso il fatto”, proseguendo, per Paolo Russo, montesarchiese, sul quale gravava l'accusa di estorsione perpetrata nell'ambito della realizzazione dei 33 alloggi Iacp in Montesarchio. Medesima sorte anche per Salvatore Cretella di Casoria. Nel pool difensivo Vincenzo Sguera, Angelo Leone, Nino Lombardi, Roberto Prozzo, Sergio Rando, Raffaele Tibaldi, Massimiliano Cornacchione, Vincenzo Zahora, Fulvio Dello Iacovo, Pasquale Misciagna, Giovanni Cantelli, Pietro Nicotera, Salvatore Impradice, Danilo Di Cecco, Luca Tortora, Roberto Lombardi e Veronica Paturzo.


Quattro condanne e tredici assoluzioni. Questa la sostanza della pronuncia del Terzo Collegio del Tribunale di Benevento giunta ad esito del processo innescato da indagine, datata 2014, condotta dagli uomini del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Benevento e dei Carabinieri di Avellino sugli interessi del clan Pagnozzi. Ridimensionate, pertanto, le richieste del Pm della Dda di Napoli, Maurizio Giordano, che aveva chiesto sette condanne. Associazione per delinquere di stampo mafioso (con l’aggravante di aver agevolato il clan caudino), estorsione (in relazione alla costruzione di alloggi Iacp in Montesarchio), riciclaggio, falso ideologico aggravato, tentata introduzione nel sistema informatico protetto di una banca di Londra - al fine di trasferire ingenti somme sul conto corrente di una società acceso in un istituto di credito a Beirut - turbativa di gara (relativamente ai lavori di ristrutturazione della scuola elementare e materna di Bonea). Queste le ipotesi accusatorie che erano state a vario titolo contestate ai diciassette imputati in relazione ad episodi che avevano riguardato anche, ma non solo, la realizzazione di trentatre immobili Iacp a Montesarchio e la ristrutturazione di edificio scolastico di Bonea. Condanna a due anni e sei mesi per Mauro Tabolacci, 58 enne di Roma; un anno e sei mesi, con sospensione della pena, per Orazio Cherubini, 59 anni, anch'egli di Roma. Condanne anche per Egidio De Maria, 61enne di Ponte, e per Savino Di Scanno, 60enne beneventano. Condanne, queste, legate, come da ipotesi accusatorie, ad una presunta tentata truffa da 50 milioni di euro e che, come rendono noto i legali, saranno appellate. Con riferimento alla questione della scuola di Bonea, invece, assoluzione “perchè il fatto non sussiste” dalle ipotesi di turbativa di gara e falso per i fratelli Carlo e Francesco Ciambriello di Airola, per l'arpaiolo Pasquale Giordano, per l'ex sindaco di Bonea, Gennaro Paradiso, per il di questi concittadino Salvatore Izzo nonché per Domenico Ruggiero, 70enne di Paolisi. In capo alle loro persone era già venuta richiesta di assoluzione da parte del Pubblico Ministero. Assoluzione per non avere “commesso il fatto” per i beneventani Catello Ziccardi e Benedetto Della Camera e per il pannaranese Domenico Cavaiuolo. Assolto anche, sempre in forza della formula dell'insussistenza dei fatti, il romano Andrea Battaglia Monterisi. Assoluzione “per non aver commesso il fatto”, proseguendo, per Paolo Russo, montesarchiese, sul quale gravava l'accusa di estorsione perpetrata nell'ambito della realizzazione dei 33 alloggi Iacp in Montesarchio. Medesima sorte anche per Salvatore Cretella di Casoria. Nel pool difensivo Vincenzo Sguera, Angelo Leone, Nino Lombardi, Roberto Prozzo, Sergio Rando, Raffaele Tibaldi, Massimiliano Cornacchione, Vincenzo Zahora, Fulvio Dello Iacovo, Pasquale Misciagna, Giovanni Cantelli, Pietro Nicotera, Salvatore Impradice, Danilo Di Cecco, Luca Tortora, Roberto Lombardi e Veronica Paturzo.

Quattro condanne e tredici assoluzioni. Questa la sostanza della pronuncia del Terzo Collegio del Tribunale di Benevento giunta ad esito del processo innescato da indagine, datata 2014, condotta dagli uomini del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Benevento e dei Carabinieri di Avellino sugli interessi del clan Pagnozzi. Ridimensionate, pertanto, le richieste del Pm della Dda di Napoli, Maurizio Giordano, che aveva chiesto sette condanne. Associazione per delinquere di stampo mafioso (con l’aggravante di aver agevolato il clan caudino), estorsione (in relazione alla costruzione di alloggi Iacp in Montesarchio), riciclaggio, falso ideologico aggravato, tentata introduzione nel sistema informatico protetto di una banca di Londra - al fine di trasferire ingenti somme sul conto corrente di una società acceso in un istituto di credito a Beirut - turbativa di gara (relativamente ai lavori di ristrutturazione della scuola elementare e materna di Bonea). Queste le ipotesi accusatorie che erano state a vario titolo contestate ai diciassette imputati in relazione ad episodi che avevano riguardato anche, ma non solo, la realizzazione di trentatre immobili Iacp a Montesarchio e la ristrutturazione di edificio scolastico di Bonea. Condanna a due anni e sei mesi per Mauro Tabolacci, 58 enne di Roma; un anno e sei mesi, con sospensione della pena, per Orazio Cherubini, 59 anni, anch'egli di Roma. Condanne anche per Egidio De Maria, 61enne di Ponte, e per Savino Di Scanno, 60enne beneventano. Condanne, queste, legate, come da ipotesi accusatorie, ad una presunta tentata truffa da 50 milioni di euro e che, come rendono noto i legali, saranno appellate. Con riferimento alla questione della scuola di Bonea, invece, assoluzione “perchè il fatto non sussiste” dalle ipotesi di turbativa di gara e falso per i fratelli Carlo e Francesco Ciambriello di Airola, per l'arpaiolo Pasquale Giordano, per l'ex sindaco di Bonea, Gennaro Paradiso, per il di questi concittadino Salvatore Izzo nonché per Domenico Ruggiero, 70enne di Paolisi. In capo alle loro persone era già venuta richiesta di assoluzione da parte del Pubblico Ministero. Assoluzione per non avere “commesso il fatto” per i beneventani Catello Ziccardi e Benedetto Della Camera e per il pannaranese Domenico Cavaiuolo. Assolto anche, sempre in forza della formula dell'insussistenza dei fatti, il romano Andrea Battaglia Monterisi. Assoluzione “per non aver commesso il fatto”, proseguendo, per Paolo Russo, montesarchiese, sul quale gravava l'accusa di estorsione perpetrata nell'ambito della realizzazione dei 33 alloggi Iacp in Montesarchio. Medesima sorte anche per Salvatore Cretella di Casoria. Nel pool difensivo Vincenzo Sguera, Angelo Leone, Nino Lombardi, Roberto Prozzo, Sergio Rando, Raffaele Tibaldi, Massimiliano Cornacchione, Vincenzo Zahora, Fulvio Dello Iacovo, Pasquale Misciagna, Giovanni Cantelli, Pietro Nicotera, Salvatore Impradice, Danilo Di Cecco, Luca Tortora, Roberto Lombardi e Veronica Paturzo.

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